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Flussi. Aspettando il decreto fantasma

Che fine ha fatto il provvedimento annunciato da Ferrero? Il governo vuole ancora vararlo o ha cambiato idea? Roma – 11 marzo 2008 – Sono passate quasi due settimane da quando, uscendo dal consiglio dei ministri, il ministro Paolo Ferrero annunciava di aver incassato il sì del governo a un nuovo decreto flussi. Un decreto da varare "immediatamente", "con questo governo" e che, nelle intenzioni del ministro, avrebbe dovuto tenere conto anche delle domande presentate a dicembre scorso

Ad oggi non se ne sa niente. Non solo non è chiaro se chi ha già partecipato alla corsa alle quote potrà evitare di ripresentare domanda, ma nemmeno se quel decreto ci sarà davvero o rimarrà poco più di un auspicio.

L’annuncio di Ferrero ha dato una nuova speranza al popolo dei flussi, mezzo milione di lavoratori stranieri tagliati fuori dall’ultimo decreto e altrettante aziende e famiglie che vorrebbero assumerli regolarmente. Ma stranamente, e più passano i giorni più la stranezza aumenta, non ha trovato alcuna eco tra i suoi colleghi di governo.

In vista di un provvedimento così importante, con implicazioni per centinaia di migliaia di persone, ci si sarebbe aspettati qualche parola in più da parte di chi quel giorno era con Ferrero a Palazzo Chigi. Niente. Silenzio da parte del presidente Romano Prodi, silenzio anche dal ministro dell’interno Giuliano Amato, che pure avrebbe un ruolo preponderante, attraverso il suo dicastero, nella definizione dei flussi.

Se poi quel sì non ci fosse proprio stato, se Ferrero avesse semplicemente capito male, sarebbe stata doverosa una smentita, o anche solo un chiarimento ( "l’intenzione c’è, ma non abbiamo ancora capito se e come si può fare…"). Non sarebbe stata la prima incomprensione, con conseguente aggiustamento di tiro, tra le varie e diverse anime dell’esecutivo. Ma niente, silenzio.

Come ci spiegava ieri un esperto del Viminale, la macchina per gestire un nuovo decreto sarebbe già pronta. Certo, bisognerebbe prima smaltire le 170mila domande accettate nel 2007 (per ora siamo a quota 15mila), ma non ci sarebbero problemi ad affrontare altri ingressi, soprattutto se si potessero prendere in considerazione le domande rimaste fuori a dicembre. Per ora però sul piano tecnico questo nuovo decreto non esiste, nemmeno in bozza, la partita si gioca ancora tutta sul piano della politica.

"La decisione del Consiglio dei ministri è rimasta un’intenzione, nemmeno formalizzata dal verbale scritto. E la decisione, già volatile, è svanita nello spazio di 48 ore" scriveva ieri Il Sole 24 Ore. È davvero così? Il governo batta un colpo. Possibilmente prima di passare il testimone (e la gatta da pelare) al prossimo esecutivo.

Elvio Pasca

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