Sul sito del ministero si continua a chiedere la carta di soggiorno ai datori di lavoro stranieri. Eppure è da gennaio che quel requisito è stato cancellato Roma – 9 giugno 2009 – L’ordinanza è stata pubblicata , quindi ora è sicuro: anche il Consiglio di Stato ha bocciato il passaggio del decreto flussi 2008 che pretendeva dai datori di lavoro stranieri la carta di soggiorno e la conferma online. Giusto quindi prendere in considerazione tutte le domande di assunzione presentate da cittadini extracomunitari regolarmente residenti in Italia.
Sulla limitazione imposta ai datori stranieri, il Consiglio la pensa come il Tar: “Oltre che essere estranea alla finalità del decreto sui flussi, – scrivono i giudici – contrasta con la fonte primaria (art. 22 D.lgs n. 286/98) che prevede che ogni straniero “regolarmente soggiornante” (senza quindi alcuna limitazione di titolo) possa presentare la richiesta di nulla osta al lavoro”. Gli aspiranti datoti di lavoro stranieri sono stati quindi danneggiati, “con evidente disparità rispetto agli altri datori di lavoro”.
Soddisfatti Morena Piccinini, segretaria confederale della Cgil ed Enrico Moroni, coordinatore uffici immigrazione Inca: “Per la giustizia italiana non ci sono e non ci devono essere disparità di trattamento tra imprenditori italiani e stranieri, così come non ci devono essere tra lavoratori italiani e immigrati. L’auspicio è che questa sentenza induca il governo italiano ad un ripensamento sulle politiche dell’immigrazione che sono sempre più improntate all’affermazione di diritti differenziati e alla discriminazione verso i lavoratori stranieri”.
Il silenzio del Viminale
È da gennaio scorso, quando c’è stata la sospensiva del Tar, che i limiti per i datori stranieri sono stati cancellati dal decreto flussi. Da allora, per assegnare i 150mila ingressi autorizzati nel 2008, vanno prese in considerazione anche le domande di assunzione presentate da chi non ha la carta di soggiorno e non ha fatto la conferma online.
Il ministero dell’Interno, però, tace. Anzi, a giudicare dalle informazioni pubblicate sul suo sito, si comporta come se il Tar non si fosse mai espresso. Non una rettifica, non un comunicato per far sapere a tutti i datori di stranieri che anche senza conferma e con un semplice permesso di soggiorno hanno la possibilità di aggiudicarsi una quota.
Difetto di comunicazione? Forse, ma sarebbe grave se il problema contagiasse anche gli uffici che devono esaminare le domande. A Roma, ad esempio, lo Sportello Unico per l’Immigrazione non ha nemmeno iniziato a lavorare sui flussi 2008, impegnato com’è ancora ad assegnare le quote del 2007. Ma intanto, spiegano alcuni operatori, nessuno li ha informati che le regole sono state cambiate.
Leggi l’ordinanza del Consiglio di Stato
Elvio Pasca