Roma – 23 luglio 2013 – Saranno pure “intelligenti”, ma le nuove frontiere ipertecnologiche con le quali Bruxelles vorrebbe, tra l’altro, contrastare l’immigrazione irregolare nell’Ue, violano la privacy e non è detto che funzionino.
Lo dice lo European Data Protection Supervisor (EDPS), l’autorità indipendente che vigila sulla tutela dei dati personali nell’Unione Europea. Dopo aver analizzato il pacchetto di proposte legislative denominato “Smart Borders” presentato a fine febbraio dalla Commissione Europea lo ha bocciato come “costoso, non testato e invasivo”.
Sotto la sua lente è finito soprattutto l’ Entry/Exit System, il sistema che dovrebbe scovare gli overstayers, cioè gli stranieri che rimangono nell’Ue oltre la scadenza del visto. Registrerebbe infatti la data e il luogo di ingresso e di uscita e, se dovesse rilevare che qualcuno si è trattenuto oltre periodo autorizzato, invierebbe un allarme le autorità nazionali, fornendo loro i dati (comprese le impronte di tutte e dieci le dita) del potenziale immigrato irregolare.
Nel parere dell’EDPS, pubblicato alla fine della scorsa settimana, si sottolinea che se uno degli obiettivi dichiarati era sostituire il sistema esistente 'lento e inaffidabile', proprio le valutazioni della Commissione non indicano che l'alternativa sarà sufficientemente efficace per giustificare la spesa e le intrusioni nella privacy.
“Migliorare la gestione del controllo alle frontiere –ha dichiarato il garante Peter Hustinx – è legittimo. Ma sarebbe più efficace farlo dopo aver stabilito una chiara politica europea sulla gestione degli over stayers. In assenza di questa politica, la creazione su larga scala di un ulteriore database per conservare enormi quantità di informazioni personali è una risposta sproporzionata al problema che altri sistemi creati recentemente potrebbero risolvere”.
Sono troppi i dati immagazzinati ed è “pericoloso”, segnala l’EDPS, il principio che le autorità possono consultarli anche se riguardano individui che non sono sospettati di aver commesso un crimine. Rischiosa anche un’eccessiva automazione delle procedure: l’uscita dall’Ue potrebbe non risultare a causa di un errore tecnico, oppure la persona potrebbe essere stata costretta a rimanere per cause di forza maggiore.
Il Garante ricorda anche che ogni persona dovrebbe essere ben informata a tempo debito di ogni decisione sfavorevole presa nei suoi confronti, perché possa far valere i propri diritti. Infine, lancia un allarme sul fatto che, come prova dell’identità dei loro cittadini, i dati potranno essere trasmessi anche a paesi extraeuropei, che non hanno lo stesso livello di protezione dei dati personali dell’Ue.
Elvio Pasca