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Fuocoammare nominato agli Oscar, Bartolo: “Il mondo ora sa”

Il documentario di Rosi nella cinquina finale. Il medico di Lampedusa a Stranieriinitalia.it: “Messaggio straordinario per un’Europa che si è chiusa a riccio”

Roma – 24 gennaio 2017 – Fuocoammare, che racconta la vita quotidiana a Lampedusa, gli sbarchi di migranti e profughi e le tragedie nel suo mare, è entrato nella cinquina finale degli Oscar come miglior documentario. La nomination è stata annunciata poco fa dall’ Academy of Motion Picture Arts and Science.

Bisognerà ora aspettare la notte del 26 febbraio per scoprire se riuscirà ad aggiudicarsi anche la statuetta più famosa del grande schermo, dopo aver già vinto  l’Orso d’Oro al Festival di Berlino e gli European Film Awards. Gli altri documentari rimasti in gara sono I am not your Negro, Life, Animated, O.J.:Made in America e 13th.

“Sono orgoglioso ed entusiasta. Gianfranco Rosi ci ha dato l’opportunità di far conoscere a tutto il mondo quella che è la difficilissima situazione del Mediterraneo. Andare in nomination è una cosa grande, molto più grande di quanto mi aspettassi, ma il fatto che nel mondo si parli di quello che succede a Lampedusa vale già come un Oscar” dice a Stranieriinitalia.it il dottor Pietro Bartolo, medico e direttore sanitario dell’Asl dell’isola, uno dei protagonisti del documentario. 

“Lampedusa è la porta d’Europa e deve rimanere aperta. Rosi ha mandato un messaggio importantissimo, che spero possa fare qualche passo indietro a quella parte d’Europa che ha preso una direzione sbagliata. L’Italia ha fatto e fa tanto per l’accoglienza, può fare ancora di più per l’integrazione, ma sono soprattutto altri Paesi che devono rispondere senza chiudersi a riccio, senza vedere i migranti come terroristi, come portatori di malattie o come gente che viene a toglierci il lavoro”. 

Bartolo di quei migranti ne ha visti tanti, vivi e morti, come ha raccontato nel libro Lacrime di Sale, che ne raccoglie le storie. “Sono donne e uomini straordinari, non sono un pericolo, non sono alieni. Consideriamoli come persone – dice – e avremo già fatto un piccolo passo avanti”. 

Elvio Pasca

 

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