Genova, 20 febbraio 2012 – Una collaborazione sempre piu’ stretta e organica tra Comune e questura di Genova per favorire l’integrazione degli immigrati e’ l’obiettivo dell’accordo sui temi dell’immigrazione sottoscritto nei giorni scorsi dal Comune e dalla questura di Genova. Il protocollo operativo prevede che si costituisca un ”tavolo di coordinamento permanente sui temi dell’immigrazione” che si riunira’ con cadenza bimestrale, con ordini del giorno stabiliti di volta in volta secondo le necessita’.
La composizione del tavolo e’ variabile: per affrontare questioni organizzative saranno presenti i dirigenti, mentre del dettaglio dell’intervento tecnico discuteranno gli operatori. Al tavolo di coordinamento il Comune porterà l’esperienza che gli viene dal ruolo di mediazione assunto da diversi anni tra le strutture che si occupano di immigrati: parrocchie, Provincia, Comunita’ di Sant’Egidio, Arci, sindacati. Da tutte queste realta’ il Comune e’ in grado di raccogliere consigli e segnalazioni, tanto da essere l’interlocutore ideale della questura per favorire l’ inserimento degli immigrati nella societa’.
La collaborazione organica e strutturata tra i due enti consentira’ di affrontare meglio la questione degli immigrati e di favorire la loro integrazione. Si cercheranno, nel rispetto della legge, che e’ uguale per tutti, soluzioni adatte ai singoli casi, in una realta’ complessa e a volte difficile da interpretare come quella degli immigrati. Perche’ le leggi enunciano principi generali, ma e’ difficile fare rientrare la vita delle persone che vivono in condizioni particolari, come spesso e’ il caso degli immigrati, negli spazi previsti dalla normativa. Spesso occorre guardare alle vicende concrete e trovare procedure piu’ adeguate di quelle standard, sempre nel rispetto del diritto. Sara’ cosi’ piu’ facile per gli stranieri fare valere i propri diritti.
”Esistono gia’ – dichiara ad Adnkronos Marco Allegretti, dirigente dell’Ufficio Immigrazione della questura – canali normativi specifici per alcune realta’, come i minori o le donne incinte, la collaborazione ci consentira’ di trovare forme di intervento sempre piu’ adatte ai singoli casi”. “Pensiamo – aggiunge – ai consigli che possono fornire gli assistenti sociali, anche solo per accelerare una pratica. Inoltre, e’ previsto la partecipazione di personale di ciascuno dei due enti alla formazione del personale dell’altro. Verranno anche concordati orari, procedure e modalita’ ricezione per facilitare l’accesso degli stranieri agli uffici che li riguardano”.
L’integrazione tra genovesi e stranieri e’ di estrema importanza per Genova. Secondo il Rapporto sull’immigrazione a Genova, a cura della Provincia, in collaborazione col Centro Studi Medi’, gli stranieri che vivono in Liguria (a gennaio 2008) sono 104.700, di cui 49.000 uomini (47%) e 55.000 donne (53%): l’elevata componente femminile non si ritrova in nessuna delle altre regioni del Nord Italia, ad eccezione del Piemonte. Piu’ della meta’ degli stranieri presenti in Liguria, 55.000, vivono in Provincia di Genova (6,2% della popolazione residente), e di questi 42.700 abitano nel Comune di Genova (7% dei residenti).
A livello provinciale, il gruppo nazionale di gran lunga piu’ cospicuo e’ quello ecuadoriano (31%), seguito a grande distanza da albanesi (13%), marocchini (8%), romeni (8%), peruviani (5%), cinesi (3%) e ucraini (3%). Nella scuola, la provincia di Genova ha un’incidenza di alunni stranieri del 9,89%. Focalizzandosi sulla scuola secondaria di secondo grado (le scuole superiori), lo studio evidenzia una forte concentrazione degli alunni stranieri negli istituti professionali della provincia, dove rappresentano il 17,3% degli iscritti, contro il 9,2% degli istituti tecnici e il 3,2% dei licei.
Per quel che riguarda i reati, le statistiche dicono che gli stranieri sono responsabili del 67% degli omicidi denunciati, del 55% delle rapine, del 49% dei furti, del 76% dei reati di produzione e spaccio di stupefacenti, del 64% delle ricettazioni, del 97% del contrabbando, del 52% delle associazioni per delinquere e del 45% delle violenze sessuali. Piu’ bassa l’incidenza invece su reati come la truffa (6%), le violenze private e le minacce (8%).