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Gettarono profughi in mare, arrestati cinque scafisti

Erano su un barcone arrivato a Lampedusa lo scorso agosto. L’accusa è di omicidio per futili motivi, sarebbe stato un rito propiziatorio

 

Roma – 30 novembre 2011 – Gettarono in mare almeno dieci profughi durante la traversata tra la Libia e Lampedusa facendoli  annegare, adesso la squadra mobile di Agrigento ha arrestato i cinque  presunti responsabili degli omicidi mentre altri tre sono tuttora ricercati.

I cinque arrestati sono due nigeriani e tre ghanesi e sono tutti accusati di  omicidio plurimo doloso, pluriaggravato dai motivi abietti e futili. Si  trovavano nei centri di accoglienza di Salerno, Cosenza ed Enna e sono titolari di un permesso di soggiorno per motivi umanitari.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i profughi  sarebbero stati gettati in mare per dei riti propiziatori, un modo per scacciare i demoni malvagi. Sembra che durante la traversata ci siano state  anche delle contrapposizioni tra diverse etnie, da un lato nigeriani e ghanesi e dall’altro nordafricani.

Agghiaccianti i racconti dei testimoni: “Ho visto delle donne di carnagione scura, credo nigeriana, fare movimenti di riti magici al termine dei quali indicavano una delle persone presenti… e uno di loro ha afferrato il primo uomo indicato dalle donne, aiutato dagli altri del gruppo. L’hanno legato mani e piedi e lo hanno buttato in mare ancora vivo” .

Un altro profugo si è salvato grazie a un amico: “Una ragazza del gruppo di preghiera mi ha indicato come uno dei responsabili del guasto del motore, e quindi dovevo essere buttato in mare. È intervenuto a mia difesa un mio amico,  che mi ha salvato parlando con loro. Ma ho visto buttare sei persone vive in mare da quegli stessi fanatici…”.

Lo stesso trattamento era riservato a chi si ribellava agli scafisti. “L’hanno immobilizzato e portato in stiva. Si sentivano le urla. Dopo poco lo hanno riportato su, le mani legate dietro le spalle con la sua stessa maglietta. Nonostante i tentativi di liberarsi, veniva buttato in mare dove scompariva subito dopo. Sotto i nostri occhi. Mentre quelli gridavano che lo stesso trattamento sarebbe stato riservato a chiunque avesse creato problemi”.

L’imbarcazione arrivò a Lampedusa  lo scorso 4 agosto con un morto a bordo, dopo essere stata recuperata al largo col motore in avaria. Appena tre giorni prima altre venticinque persone erano morte per asfissia su un altro barcone durante la  traversata tra la Libia e Lampedusa perche’ chiusi nella stiva.

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