Roma – 27 gennaio 2015 – Ricordare la Shoah è anche un modo per rilanciare la lotta alle cause di quell'orrore, ribadendo che il razzismo non deve avere diritto di cittadinanza. Ne sono convinti il presidente del Senato nell'esercizio delle funzioni di Presidente della Repubblica, Pietro Grasso e la presidente della Camera Laura Boldrini, intervenuti oggi a Montecitorio a una cerimonia per il Giorno della Memoria.
"E' grazie alla memoria di ieri – ha spiegato Grasso – che possiamo difendere la nostra civiltà dagli atteggiamenti che hanno originato allora, e muovono ancora oggi, la macchina del razzismo, con la sua fabbricazione del nemico e la sua rozza pedagogia di ignoranza e ostilità verso il diverso: di volta in volta, clandestino, omosessuale, ebreo, islamico, nomade".
"Non dobbiamo permettere a nessuna paura e a nessuna minaccia di chiuderci in un angolo, non dobbiamo ascoltare la voce della violenza, che semina terrore per instillare odio, ma dare una risposta ferma, decisa e unitaria, perché la storia non ripeta gli stessi errori. Il ripudio del fascismo e della vergogna delle leggi razziali, la forza del diritto, della libertà e della dignità umana, il rigetto di qualsiasi idea di antisemitismo e negazionismo -ha aggiunto il Capo dello Stato supplente- sono il fondamento più profondo dell’Italia repubblicana e dell'Europa unita".
“Il mondo che a tratti sembra aver dimenticato perfino la tragedia della Shoah”, è allarme lanciato da Boldrini, ricordando come “molti ebrei stiano lasciando l’Europa. In un momento così delicato è importante ribadire l'impegno a garantire loro sicurezza. Così come dobbiamo contrastare chi semina odio antisemita approfittando anche di strumenti come il web”.
La presidente della Camera si è rivolta ai tanti ragazzi presenti alla cerimonia. “Prendete in mano il testimone della storia. Se voi non dimenticherete e se imparerete da quanto accaduto, potremo finalmente trasformare la nostra società, fatta di tante culture e religioni, in una società realmente fondata sul dialogo, sul confronto, sul rispetto reciproco e la pari dignità delle sue diverse componenti”.