Roma – 27 gennaio 2015 – Vale solo per un comune di tremila abitanti, ma l'obbligo di indossare giubbotti catarifrangenti per gli extracomunitari che escono di sera si è già conquistato la ribalta della cronaca nazionale. Ora se ne occuperà anche il governo, su richiesta del Parlamento.
All'ordinanza del sindaco di Flumeri, in provincia di Avellino, ha dedicato un'interrogazione il deputato di Sel, Giancarlo Giordano, eletto proprio in quella circoscrizione. Chiama in causa il ministero dell'Interno Angelino Alfano, chiedendogli “quali iniziative urgenti intenda intraprendere al fine di favorire l'immediato ritiro e annullamento”.
Giordano definisce il provvedimento “quanto mai confuso, discriminatorio e privo di fondamento giuridico-amministrativo”.
“Nella premessa – ricorda il deputato – l'ordinanza accolla incredibilmente solo a un determinato gruppo di cittadini la potenzialità del rischio dell'incolumità pubblica stradale (gli extracomunitari in dimora presso l'Agriturismo «Petrillii») e non a tutti i cittadini che percorrerebbero le strade comunali”. Mentre “nella parte dispositiva estende, invece, indistintamente a tutti gli «extracomunitari residenti in Flumeri» l'obbligo della dotazione del giubbotto catarifrangente addirittura «nelle ore pomeridiane» generando in tal modo ulteriore discriminazione prima che inefficacia dal punto di vista del dettame della messa in sicurezza del Codice della strada”
Se proprio era necessario un intervento di questo tipo, bisognava estenderlo a tutti, italiani compresi. In realtà,scrive Giordano, “non sussiste assolutamente alcuna emergenza”. Quell'ordinanza, invece, “non favorisce la creazione di un clima di accoglienza tanto necessario per instaurare il giusto rapporto di integrazione tra ospiti e comunità locale”.
Se emergenza c'è, è quella delle condizioni n cuiversano i profughi e le comunità che li ospitano. Il deputato chiede quindi “quali concrete iniziative il Governo stia approntando per la provincia di Avellino al fine di garantire ai circa 600 profughi la giusta accoglienza, alle istituzioni responsabili e ai soggetti sociali operanti sul territorio le risorse, le strutture e gli strumenti necessari per favorire la gestione di tale emergenza umanitaria”.