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Gran Bretagna: 500mila est europei sono tornati a casa

Una ricerca inglese mostra che metà di quelli giunti in Inghilterra a partire dal 2004 hanno scelto di tornare a casa

Londra – 2 maggio 2008 – Contrordine, torniamo a casa. Circa la metà degli immigrati dell’est europeo, venuti in Gran Bretagna dopo l’espansione delle frontiere UE del 2004 e 2007, hanno fatto i bagagli e sono tornati nei loro paesi d’origine. Il crollo della sterlina britannica, e il miglioramento delle condizioni economiche in madrepatria, hanno reso meno attraente la prospettiva d’inseguire il lavoro nel Regno Unito.

A disegnare questo quadro, in secca contrapposizione con la vulgata generale che denuncia presunte ‘invasioni’ di stranieri, é l’“Institute for Public Policy Research”, un think-tank di area laburista. Che ha incrociato i dati relativi alle richieste dei permessi di lavoro, dei codici fiscali – indispensabili per lavorare in Gran Bretagna – e dei codici del servizio sanitario nazionale. Risultato: circa 1 milione di persone sono entrate nel Regno Unito a partire dal 2004, ma la metà è già tornata a casa.

I paesi presi in considerazione nello studio sono Polonia, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Slovacchia, Slovenia, Romania e Bulgaria. La tendenza, poi, sarebbe in aumento. Secondo l’IPPR, infatti, sempre meno migranti avranno interesse a stabilirsi in Gran Bretagna mentre aumenterà il numero di quelli che rientreranno nei paesi d’origine nei mesi e anni a venire.

"Quattro cittadini polacchi su dieci, tra coloro i quali sono rientrati in Polonia dalla Gran Bretagna, credono che le migliorate condizioni economiche del paese incoraggeranno i loro connazionali a tornare in Polonia per una migliore qualità della vita", dice il rapporto dell’IPPR, pubblicato oggi dalla Bbc. Il numero totale dei migranti in arrivo dalle nuove nazioni Ue sarebbe quindi in forte diminuzione: nella seconda metà del 2007 si è registrata una caduta del 17% nelle richieste dei permessi di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2006. "Stiamo parlando di una contrazione di circa 30.000 persone", dicono ancora all’IPPR.

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