È accusato di concorso nell'omicidio volontario di Muhammad Shazad Khan, a Torpignattara, Roma. Avrebbe anche minacciato i testimoni
Roma – 15 ottobre 2014 – "Prendilo! Picchialo! Amamzzalo!" gridava dal balcone al figlio diciasettenne, che stava massacrando a pugni e calci Muhammad Shazad Khan. Poi, quando la vittima era già a terra esamine, minacciava alcuni testimoni dell'aggressione, chiamandoli "spie" e "infami".
Ieri la polizia ha arrestato anche il padre del minorenne finito in carcere per l'omicidio di un immigrato pakistano avvenuto il 18 settembre scorso a Torpignattara, multietnico quartiere della capitale. É accusato di concorso in omicidio volontario e si tme che possa inquinare le prove.
Secondo gli inquirenti l'uomo, un 40 enne già noto alle forze dell'ordine, avrebbe istigato il figlio minorenne a commettere l'omicidio. Avrebbe poi aggredito un ragazzo che aveva assistito alla scena, inseguendolo e sfondando con un calcio il portone di casa sua, per "convincerlo" a non dire nulla alla polizia.
Pare che Muhammad Shazad Khan, un senza fissa dimora che spesso passava da quelle parti, fosse già stato "preso di mira". Qualche giorno prima dell'omicidio, il padre del suo assassino gli avrebbe lanciato una bottiglia piena d'acqua , a quanto pare perchè era infastidito dalla litania che stava ripetendo: una semplice preghiera.