Fermare i barconi con l'uso della forza, operazione piena di pericoli che va affiancata a un'adeguata “strategia di informazione” . Wikileaks svela i file riservati del Consiglio Europeo, con obiettivi e rischi
Roma – 26 maggio 2015 – Una vera “guerra” tra Unione Europea e trafficanti di uomini, da combattere nel Canale di Sicilia, davanti la Libia e sulle sue coste. Pericolosa per entrambe le parti in campo e per le vittime innocenti dei suoi “danni collaterali”.
L’Unione Europea userà la forza militare per disarticolare la rete criminale che si arricchisce riempiendo i barconi di disperati. Due documenti riservati Consiglio Europeo appena svelati da Wikileaks, in particolare quello sottoscritto dai ministri della difesa dei 27, chiariscono obiettivi e rischi della missione Euronavfor Med approvata qualche giorno fa.
Secondo i ministri della difesa, si tratterà di una missione “militarmente impegnativa”, vista la “situazione straordinariamente complessa in mare e sulle costa”, ma “militarmente praticabile all’interno di una robusta cornice legale e di regole di ingaggio”. Questa operazione può “contribuire agli sforzi dell’Ue a rompere il modello di business delle reti dei trafficanti”. Il suo successo però dipende da un “autentico approccio generale” al problema.
EUNAVFOR MED prevede tre fasi. La prima è di “individuazione e monitoraggio delle reti di migrazione attraverso la raccolta d'informazioni e il pattugliamento in alto mare”, che possono partire subito. Serviranno invece una risoluzione Onu o il consenso della Libia per “fermi, ispezioni, sequestri e dirottamenti, in alto mare o nelle acque territoriali e interne” delle navi usate dai trafficanti (fase due) , così come per gli interventi in territorio libico, per “mettere fuori uso o rendere inutilizzabili” i mezzi dei trafficanti (fase tre).
I ministri della difesa sottolineano che l’attività militare andrà condotta “con grande cura, soprattutto nelle acque interne e sulla costa libica, per evitare di destabilizzare il processo politico causando danni collaterali, mettendo fuori uso attività economiche legali o creando la percezione di essersi schierati per questa o quella parte”.
La missione militare salverà anche i naufraghi, come previsto dal diritto del mare. Però, ed è un passaggio interessante, “le operazioni di soccorso non dovrebbero essere pubblicizzate, per evitare di fornire un incentivo ai migranti”. Si teme insomma un effetto richiamo per i barconi che potrebbero contare su una speranza di salvezza in più.
Quando finirà l’operazione? Qui i ministri lamentano che non è stato ancora definito lo scenario finale politico, ma quello militare sarà una “riduzione significativa dei flussi di migranti e delle attività dei trafficanti”. La prima fase sarà comunque conclusa quando si avrà un quadro chiaro di quelle attività, in modo da far partire le operazioni contro i trafficanti “con la massima probabilità di successo e il minimo rischio”.
I rischi, comunque, ci sono eccome. Pericolosi gli “abbordaggi”, pericolose le operazioni “sulla costa o vicino coste insicure”, pericolosa l’”interazione con imbarcazioni non adatte a navigare”. Bisogna poi prendere in considerazione “la presenza di forze ostili, estremisti e terroristi”, così come la minaccia rappresentata dal dover gestire “grandi volumi di migranti misti”.
Quei rischi andranno fronteggiati anche con l’”uso della forza”, e per questo si chiedono regole di ingaggio “convalidate e robuste”, in particolare per la cattura delle imbarcazioni che “non collaborano”, per la “neutralizzazione delle imbarcazioni e dei mezzi dei trafficanti”, per situazioni specifiche come il “recupero di ostaggi” e per la “detenzione temporanea di quanti si pongono come minaccia o sono sospettati di essere criminali”. Appropriate regole di ingaggio serviranno anche per gestire “migranti e trafficanti”.
L’operazione verrà condotta “in accordo con i diritti umani internazionali, il diritto umanitario e sui rifugiati e altre rilevanti legislazioni”. Una notazione che sembrerebbe ovvia, ma che va collegata al “rischio per la reputazione dell’Ue” di cui parlano subito dopo i ministri.
In particolare, il documento cita la possibile percezione di “trasgressioni da parte della forza Ue, attraverso ogni interpretazione errata dell’opinione pubblica riguardo ai suoi compiti e obiettivi” o il “potenziale impatto negativo” di “perdite di vite attribuite, correttamente o no, all’azione o all’inazione della forza Ue”.
Per questo servirà da subito una “strategia di informazione”. Bisognerà “evitare di suggerire che il focus è salvare i migranti in mare, ma enfatizzare che l’obiettivo è distruggere il modello di business dei trafficanti. Facendo così, l’operazione contribuirà indirettamente a ridurre la perdita di vite in mare”. E tra i destinatari del messaggio dovranno esservi anche la Libia e i vicini stati nordafricani.
Stranieriinitalia.it
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