Roma – 8 novembre 2012 – “Lei rifiutava il velo islamico. Lui uccide i due figli”.
È così che la prima pagina del Corriere della Sera racconta oggi la strage di Umbertide, che ha visto Moustapha Hajjaaji, muratore 44 enne di origine marocchina, sgozzare la figlia Jihane di dodici anni e il figlio Ahmed di otto prima di tentare di togliersi la vita. L’epilogo del fallimento del suo matrimonio con Naoual, che l’aveva lasciato.
Quell’accento sul velo torna nei titoli di quasi tutti i quotidiani nazionali. Come se a sterminare una famiglia fosse stata la pretesa difesa dell’ortodossia islamica, in fin dei conti l’islam stesso, e non la follia di un uomo. Come a dire che la tragedia disumana scatenatasi l’altra notte in quella casa in provincia di Perugia è l’effetto di una causa che non sarebbe difficile trovare in tante altre famiglie immigrate.
Ti chiedi allora da dove esca questa convinzione. E sempre leggendo i giornali scopri che nella prima denuncia per maltrattamento presentate da Naoual contro il marito lei citava “anche” il tentativo di imporle il velo. Gli altri maltrattamenti scompaiono, il rifiuto di una donna a coprirsi il viso secondo i nostri media è un movente più che sufficiente ad armare la mano di un musulmano contro i suoi figli.
Negli stessi articoli si riportano anche le testimonianze dei familiari, che dicono che quel pezzo di stoffa non c’entra niente, che Hajjaaji non era affatto un integralista islamico e che ad armarlo è stata la deriva folle del suo amore per Naoual. Sono lì per dovere di cronaca, ma cozzano con il titolo e di fatto non hanno alcun peso nell’economia della narrazione.
Il caso, per chi forma l’opinione pubblica, è già chiuso. E nelle case, per le strade, nei bar e sui luoghi di lavoro da oggi ci sarà una storiella di paura in più da raccontare quando si parla di musulmani. Mostri che odiano le donne e in nome di Dio sono pronti a sterminare anche i loro bambini.
“Lei lo aveva lasciato. Lui uccide i figli”, non avrebbe avuto lo stesso effetto sulle pance svogliate dei lettori. Riassunto così, rischiava di sembrare un orrore troppo normale. Forse troppo italiano.
Elvio Pasca