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I bangladesi: “Chiediamo la protezione umanitaria”

In 700 protestano con lo sciopero della fame e della sete. Dodici ricoverati in tre giorni

Roma – 30 gennaio 2008 – Da tre giorni la comunità di bangladesi sta facendo lo sciopero della fame e della sete in piazza San Giovanni in Laterano a Roma. A dare inizio alla protesta erano quasi in 700. Dice il loro portavoce Nure Alam Siddique, più conosciuto come Bachu: “Oggi ci sono 500 uomini. Tre persone, con pressione troppo bassa e febbre, sono state ricoverate. Mentre ieri l’ambulanza ne ha portati via nove”.

La situazione di emergenza in atto in Bangladesh, a causa delle conseguenze del ciclone Sidr, aveva spinto il Ministero dell’Interno a sospendere temporaneamente i provvedimenti di espulsione nei confronti dei cittadini bangladesi. “Dopo un mese dalla convocazione presso il Viminale del tavolo sull’emergenza Bangladesh e l’incontro del 9 gennaio col Prefetto di Roma – chiarisce Bachu – le istituzioni nazionali e locali non si sono ancora impegnate a riconoscere la protezione umanitaria a favore dei bangladesi presenti in Italia”.

La protesta ha infatti lo scopo di portare a una regolarizzazione temporanea, grazie alla quale sia possibile lavorare, cosa per la quale il decreto che sospende le espulsioni non è sufficiente. “Abbiamo fatto la nostra richiesta alla commissione rifugiati della Prefettura di Roma – spiega Bachu -, abbiamo spedito 6-7mila lettere al Presidente Napolitano chiedendo un’udienza, ognuno di noi lo ha fatto singolarmente. Ma finora nessuno ha risposto al nostro appello che chiede un riconoscimento sancito dal diritto nazionale e internazionale”.

A cercare di dissuadere i cittadini bangladesi da questa drastica modalità di protesta è stato Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci, associazione di promozione sociale. “Ho spiegato loro – ha detto Miraglia – che ciò che chiedono è difficile da ottenere. La nostra legge, come le direttive comunitarie, in casi come questo prevede la possibilità di ottenere un permesso per protezione temporanea. Mentre il diritto alla protezione umanitaria va discusso caso per caso. Le domande d’asilo accettate ogni giorno a Roma sono una decina. I bangladesi protagonisti della protesta sono settemila, e in tutta Italia si parla di 15mila”.

Il testo unico sull’immigrazione prevede “Misure straordinarie di accoglienza per eventi eccezionali (Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 18)” Nell’articolo 20 si legge: “1. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, adottato d’intesa con i Ministri degli affari esteri, dell’interno, per la solidarietà sociale e con gli altri Ministri eventualmente interessati, sono stabilite, nei limiti delle risorse preordinate allo scopo nell’ambito del Fondo di cui all’articolo 45, le misure di protezione temporanea da adottarsi, anche in deroga a disposizioni del presente testo unico, per rilevanti esigenze umanitarie, in occasione di conflitti, disastri naturali o altri eventi di particolare gravità in Paesi non appartenenti all’Unione Europea”.

“Il prefetto – spiega Filippo Miraglia – non ha il potere per soddisfare la richiesta dei cittadini begalesi, perché si tratta di troppe persone. E anche se lo facesse, le sue disposizioni non avrebbero valore in Questura. Ma il Presidente del Consiglio dei ministri può farlo anche oggi stesso se lo volesse, attraverso un decreto che riconosca la protezione temporanea”.

Antonia Ilinova

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