L’obiettivo è accrescere la tutela dei minori immigrati non accompagnati in Italia ROMA, 7 marzo 2009 – Negli ultimi sette anni i minori stranieri non accompagnati segnalati al Comitato minori stranieri sono stati, mediamente, circa 7.700 ogni anno. In testa come numero di segnalazioni c’è la Sicilia con una fetta del 41 per cento, seguita dalla Lombardia (13 per cento) ed Emilia-Romagna (7 per cento).
Questi i dati contenuti nello studio realizzato da Monia Giovanetti e edito dal Mulino dal titolo "L’accoglienza incompiuta – Le politiche dei comuni italiani verso un sistema di protezione nazionale per i minori stranieri non accompagnati", presentato nella sala conferenze Anci (Associazione nazionale comuni italiani).
L’incontro è stato occasione di discussione sul tema dell’inclusione sociale e delle politiche di accoglienza e protezione dei giovani che arrivano dall’estero. Fabio Sturani, vicepresidente Anci e sindaco di Ancona, ha presentato il "Programma nazionale di protezione dei minori stranieri non accompagnati", promosso dal ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali e realizzato dall’Anci. Si tratta della sperimentazione, attraverso una rete di comuni selezionati con bando pubblico, di un sistema nazionale di presa in carico e integrazione dei minori stranieri non accompagnati, con particolare riguardo alla fase della pronta accoglienza. Obiettivo del programma è accrescere la tutela dei minori stranieri non accompagnati in Italia sostenendo i comuni nella messa a punto di servizi specifici in una logica di standardizzazione nazionale degli interventi.
"Questa – ha commentato Sturani – è una fase di emergenza per ciò che riguarda la politica sull’immigrazione, oltre che di preoccupazione: nel 2009 i fondi destinati all’inclusione sociale sono stati eliminati, speriamo che il governo decida di ripristinare queste risorse, perchè l’Italia ha bisogno di una politica di accoglienza".
Per Giuseppe Maurizio Silveri, direttore generale dell’immigrazione del ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali e presidente del Comitato minori stranieri, è prioritario mettere in luce due questioni: "La prima – ha spiegato – è quella dell’identificazione, elemento non necessario ma importante a far sì che i ragazzi possano essere inseriti nel programma. Se i minori non vengono identificati è colpa dei comuni che non procedono alla segnalazione o di questi ragazzi che continuano a celare la loro identità.. Il secondo elemento è la prevenzione: noi abbiamo attivato rapporti di collaborazione con il governo egiziano per sostenere una campagna informativa in questo senso".
Fabio Quassoli, docente di sociologia dei processi culturali e metodologia della ricerca sociale all’università Bicocca di Milano, ha sottolineato invece le difficoltà che il tema dell’inclusione sociale incontra quando deve combattere con gli stereotipi diffusi nel nostro paese, cioè che i minori stranieri siano diversi dai minori italiani: "La questione dell’immigrazione – ha concluso – è stata sempre affrontata solo con provvedimenti straordinari, nel momento in cui se ne è sentito il bisogno. Proprio per questo il volume di Monia Giovanetti è così importante, perchì analizza sotto tutti gli aspetti possibili una questione spesso trascurata".