I sindacati dei camici bianchi: "Col reato di clandestinità, saremmo comunque obbligati a segnalare chi non ha il permesso". "Effetti disastrosi sulla salute"
Roma – 22 maggio 2009 – Aver cancellato dal ddl sicurezza le segnalazioni negli ospedali non è sufficiente: l’introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale in Italia obbligherebbe comunque i medici a denunciare i clandestini. Serve una norma di legge o almeno una circolare che chiarisca che non è così.
È la linea dei sindacati dei camici bianchi italiani (Anaao Assomed, Cimo Asmd, Fp Cgil medici, Aaroi, Fvm, Federazione Cisl medici, Fassid, Fesmed, Federazione medici Uil-Fpl) che oggi, in una conferenza stampa, sono tornati ad attaccare uno degli aspetti più controversi del ddl già approvato dalla Camera e ora all’esame del Senato.
Il reato di clandestinità, sostengono, "di fatto obbliga i medici, in quanto pubblici ufficiali, alla denuncia degli immigrati irregolari", chi non denuncia rischia di incorrere in sanzioni penali. Di qui una battaglia per difendere dettato costituzionale e prestare soccorso e cure a tutti i cittadini: "Nessuno escluso e senza distinzioni".
"Chiediamo di cambiare la legge introducendo una norma specifica che metta al riparo una volta per tutte i medici dal rischio della segnalazione dell’immigrato clandestino" dice il segretario nazionale dell’Anaao Assomed, Carlo Lusenti, che però già mette in contro che questo, soprattutto dopo la fiducia posta dal governo durante l’esame del testo alla Camera, potrebbe non essere politicamente possibile.
"Nel caso in cui la legge, magari per motivi strettamente politici, passasse così com’è – aggiunge Lusenti – proponiamo al Governo di mettere a punto un decreto ministeriale o una circolare in cui, nero su bianco, si ribadisca che la legge non prevede l’obbligo di denuncia per i medici e gli operatori sanitari".
Se il governo non accoglierà nemmeno questo appello, i sindacati dei medici si dicono pronti a "difendere fino in fondo" tutti quei medici che dovessero essere denunciati per la mancata segnalazione del paziente clandestino. "Daremo tutela legale e soccorso giudiziario fino alla Corte Costituzionale", precisa Lusenti.
"Noi camici bianchi, nell’esercizio delle nostre funzioni, dobbiamo avere due riferimenti: il Codice deontologico e la Carta Costituzionale, dove viene specificato che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettivita” conclude il segretario dell’Anaao Assomed.
Secondo il segretario della Cimo-Asmd del Lazio, Giuseppe Lavra, così com’è il ddl "calpesta il diritto naturale alle cure". "Con questo provvedimento – aggiunge – si sovvertono questioni millenarie quali il diritto del medico a prestare le cure e quello del paziente ad essere curato".
Alessandra Di Tullio, coordinatrice del Fassid, dice che "ci troviamo di fronte ad una norma iniqua e pericolosa, che può avere effetti disastrosi". Quali? “Si pensi ai pericoli legati alla diffusione e al mancato controllo di malattie come la tubercolosi, se i clandestini, per timore di essere denunciati, non si rivolgessero alle strutture sanitarie" suggerisce il segretario nazionale della Fp Cgil medici, Massimo Cozza.
EP