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I pellerossa padani contro gli immigrati

I leghisti: "Rischiamo di finire nelle riserve". Ma anche Toro Seduto e soci erano immigrati…
Roma – 13 marzo 2008 – La Lega aggiorna i suoi manifesti anti-immigrato. E lo fa pescando tra le perle della Lega dei Ticinesi svizzeri, che in occasione delle scorse elezioni avevano sfoggiato l’immagine di un indiano, “ridotto a vivere nelle riserve perché la sua gente non era riuscita a mettere regole all’immigrazione”.


Insomma dopo gli slogan “contro moschee”, i cartelli stradali “anti – nomadi”, i manifesti di istigazione contro gli immigrati, rei di vivere in Italia e utilizzare i servizi pubblici e dunque prendersi i posti degli autoctoni, i padani si sono voluti paragonare a Toro Seduto. L ’ultimo manifesto, con la sua immagine, invita alla riflessione: “Loro non hanno potuto mettere regole all’immigrazione, ora vivono nelle riserve! Pensateci.”

“Il messaggio rispecchia il rischio dell’invasione – spiega Gianfranco Salmoiraghi, responsabile organizzativo federale di Lega Nord -, è goliardico, volutamente esagerato e senz’altro in chiave ironica, come nel nostro stile. Ma allo stesso tempo mette in guardia, perché a lungo andare potremmo fare proprio la fine dei pellerossa”.

L’indiano padano è in linea insomma con il “Padroni in casa nostra” di Bossi, ma Salmoiraghi spiega che in realtà la Lega è contro l’immigrato delinquente, non contro le brave persone. “Il clandestino è portato sicuramente a capitare nelle mani di chi delinque – puntualizza –, dobbiamo smetterla di far entrare tutti se non abbiamo la possibilità di garantirgli una contesto in cui può vivere dignitosamente”.

E se poi in mezzo agli immigrati cattivi ci capiti qualcuno buono, “pazienza – dice Gianfranco Salmoiraghi – non è che c’è tempo per approfondire, purtroppo la prima impressione è quella che conta. Vogliamo evitare che ci siano disperati in giro, se proprio dobbiamo aiutarli, aiutiamoli nei loro Paesi”.

I leghisti vogliono maggiore considerazione per gli italiani, perché certi diritti, come quelli nell’ambito della casa o della sanità, se li sono guadagnati con anni di lavoro a differenza dei nuovi arrivati. Tuttavia Salmoiraghi assicura: “Non siamo razzisti, conta come uno si comporta, ci sono dei terroni che sono dei veri bergamaschi e bergamaschi che sono dei veri terroni, per intenderci”.

Dunque l’indiano adottato dai padani dovrebbe fare da portavoce delle idee leghiste in fatto di immigrazione. Ma forse l’America non è proprio la terra che meglio si presta alla metafora. Perché anche Toro Seduto è Cavallo Pazzo erano migranti. E’ proprio di questi giorni la diffusione dei risultati scientifici che datano a 20 mila anni fa l’insediamento degli indiani nel Nuovo Continente.

Si tratterebbe di un’unica grande migrazione, mentre stava per chiudersi l’ultima glaciazione, dalla Siberia verso l’Alaska attraverso la Beringia, una terra che oggi non esiste più e che allora era un istmo largo circa 1.600 chilometri che attraversava lo stretto di Bering. Probabilmente non hanno trovato nessuno e si sono aggiudicati a pieno titolo l’assoluta proprietà di quelle terre. Ma forse c’è comunque da chiedersi chi sono i veri autoctoni e chi gli immigrati. E riflettere sul concetto di proprietà di uno Stato, di una terra, di una società. Pensateci.

Antonia Ilinova

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