Il Sap: "Duemila chilometri per portare un clandestino in un Cie". "Servono uomini, mezzi e strutture" Roma – 25 agosto 2009 – Sì a nuovi reati e sanzioni, ma “la sicurezza non si fa con i fichi secchi”. Lo scrivono i poliziotti del Sindacato Autonomo di Polizia, denunciando le carenze di uomini e mezzi per mettere in pratica le nuove norme sull’immigrazione volute dal governo.
“Se non si affrontano, concretamente ed economicamente, i nodi che riguardano gli organici (carenti nella maggior parte dei nostri uffici), i mezzi (un terzo delle autovetture in costante manutenzione e molti veicoli in circolazione sono ormai vecchissimi) e le strutture (spesso inadeguate), rischiamo di far saltare un “sistema” che non può certo reggersi sulle “passeggiate” di militari e ronde” scrive il Sap sull’ultimo numero di Flash, il giornale del sindacato.
E come esempio racconta l’odissea di due poliziotti, che a Ferragosto hanno dovuto fare 2000 km su una vecchia Fiat Marea per accompagnare un immigrato in un centro di espulsione. Fermato a Genova, il clandestino è stato scortato fino a Bari, perché “in tutto il centro nord non c’era quel giorno un solo posto libero”. Un “caso non isolato, che rischia di diventare frequente”, “solo al punta di un iceberg”.
“Con l’introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato, senza contare la sanatoria relativa a colf e badanti, gli Uffici Immigrazione delle Questure, già oberati di lavoro, potrebbero andare al collasso” denuncia il Sap. Basti pensare al “mare di carte in arrivo” con la regolarizzazione, le stime prudenziali, scrivono i poliziotti “parlano di oltre 500.000 richieste”.
“Il problema vero è legato alla volontà politica” conclude il sindacato dei poliziotti. Che punta il dito contro “una classe di governanti che ha vinto le elezioni puntando sulla sicurezza, ma che non investe sugli operatori che fanno davvero la sicurezza”.