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I poliziotti: “No al reato di immigrazione clandestina”

"Ci sarà meno sicurezza". Le critiche del Sindacato autonomo di polizia. Roma – 25 settembre 2008 – Introducendo il reato di clandestinità e  allungando i tempi di trattenimento nei Centri si rischia paradossalmente di abbassare il livello di sicurezza in Italia. Sono interventi che  hanno bisogno di uomini, che andranno sottratti al controllo del territorio.

Ne è convinto il Sindacato autonomo di polizia, come ha spiegato oggi in Senato il segretario generale Nicola Tanzi nel corso di una audizione informale alle commissioni Giustizia ed Affari Costituzionali. I sentaori stanno infatti esaminando  il disegno di legge sull’immigrazione presentato alla fine di maggio dal governo.

"Noi – ha premesso Tanzi – condividiamo le linee generali del provvedimento, ma c’e’ grossa preoccupazione per l’operatività degli articoli 9 (reato di clandestinità) e 18 (18 mesi nei Cie). Il primo, prevedendo l’arresto obbligatorio in flagranza ed il processo per direttissima, implica che gli stranieri vadano presi e accompagnati non in carcere ma presso le strutture di polizia e tenuti in custodia fino al giorno dopo quando ci sarà il processo".

"Ciò – ha evidenziato Tanzi – comporta che le pattuglie dovranno abbandonare il territorio per sorvegliare i fermati: ci sarà quindi meno sicurezza". Inoltre, la norma aggraverà il sovraffollamento delle carceri e determinerà un aumento esponenziale dei processi".

"Ancora più grave – ha proseguito il segretario del Sap – l’articolo che allunga i tempi di detenzione nei Cie. In queste strutture – ha ricordato – ci sono già tanti problemi, con frequenti rivolte e danneggiamenti: portare a 18 mesi la permanenza significa dover destinare ancora più uomini e mezzi per la sorveglianza; personale che viene ancora una volta sottratto al territorio".

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