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I precari dell’immigrazione: “Perché un altro concorso?”

Le misure di stabilizzazione varate lunedì dal Consiglio dei Ministri toccheranno anche i seicentocinquanta lavoratori a tempo determinato di questure e prefetture. “Bene l'attenzione del governo, ma non è giusto che alcuni ce la facciano e altri no”

Roma – 28 agosto 2013 – Sono una goccia nel mare del precariato nella Pubblica Amministrazione, appena seicentocinquanta su oltre centocinquantamila. Però i lavoratori a tempo determinato impiegati presso gli uffici stranieri delle Questure e negli sportelli Unici per l’Immigrazione mandano avanti tutta la burocrazia dell’immigrazione.

Se siete arrivati in Italia con i flussi d’ingresso, se avete chiesto un ricongiungimento familiare, se avete regolarizzato la vostra colf straniera, la vostra pratica è passata per le loro mani. Chiamati a dare una mano sin dai tempi della maxi sanatoria del 2002, hanno mini contratti che, tra ansie e incertezze, vengono di volta in volta rinnovati. Anche perché, senza di loro, si bloccherebbe tutto.

Mentre continua l’iter delle cause che buona parte di questi lavoratori ha intentato contro il Viminale per essere assunti a tempo indeterminato, lunedì scorso il governo ha varato nuove misure contro il precariato. La nota diffusa da palazzo Chigi promette: “procedure selettive per assumere, fino al 31 dicembre 2015, attraverso concorso, il personale non dirigenziale con contratto a tempo determinato che abbia maturato, negli ultimi cinque anni, almeno tre anni di servizio alle dipendenze dell’amministrazione”.

Come l’hanno presa i 650? Per ora soppesano le parole e attendono i fatti. Anche perché è tutt’altro che chiaro come andrà a finire.

“Certo è positivo che si parli finalmente del problema del precariato e che ci sia la volontà di stabilizzare persone che svolgono funzioni indispensabili. Ma come si risolverà concretamente il problema?” chiede Cristiano Ceccotti, impiegato da otto anni allo sportello unico per l’immigrazione di Terni e copresidente del comitato in cui si sono auto costituiti i 650.

“Le prime indiscrezioni – spiega –  parlano di concorsi da superare con posti riservati per il 50% ai precari. Noi un concorso lo abbiamo già sostenuto per avere il primo contratto a tempo determinato, cosa dobbiamo dimostrare: che siamo adatti a un lavoro che facciamo già da tanti anni? Preoccupa poi la prospettiva che qualcuno sia stabilizzato e qualcuno no, non ci sembra giusto”.

Caso piuttosto raro tra le pubbliche amministrazioni, il ministero dell’Interno ha un organico sottodimensionato, quindi il posto per i 650 ci sarebbe. Ma i soldi per pagare i loro stipendi? “Ci sono anche quelli, –assicura Ceccotti – parte del contributo versato dagli immigrati per il rinnovo dei permessi di soggiorno serve proprio a questo”.

Elvio Pasca
 

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