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I sindacati: “Stop alla tassa sul permesso di soggiorno”

Cigl Cisl, Uil e Ugl contro il nuovo contributo in vigore dal 30 gennaio. “È ingiusto. Il governo lo ritiri”

Roma – 4 gennaio 2011 – “Dire che questa tassa sul permesso di soggiorno è odiosa è un eufemismo. E’ un furto e non può avere i crismi della legittimità” taglia corto il responsabile Immigrazione della Cgil Nazionale, Pietro Soldini.

Soldini punta il dito contro “il costo per il funzionamento del servizio, al quale è finalizzata la metà degli introiti di questa tassa. Il servizio – dice – è improntato a mal funzionamento ed inefficacia come scelta di deterrenza. Come è concepibile pagare il biglietto per un treno che sta su un binario morto?”

Un’altra critica riguarda “la finalizzazione dell’altro 50% degli introiti della tassa che dovrebbero alimentare il fondo rimpatri. Convenzioni Oil e direttive europee sui rimpatri proibiscono che le spese per il rimpatrio possano essere addebitate agli immigrati, tanto più a quelli che sono regolar. Ecco perché – conclude – il governo dovrebbe semplicemente cancellare questo balzello”.

Per il segretario confederale  della Cisl Liliana Ocmin,  la tassa “procede in senso contrario rispetto al percorso di accoglienza e di  integrazione che viene chiesto da piu’ parti e che il Presidente della Repubblica ha auspicato piu’ volte. È una misura- continua – in evidente contrasto con quella  inserita all’art. 40 della recente manovra che invece cerca di venire  incontro agli immigrati facilitandoli proprio nelle procedure di  richiesta del permesso di soggiorno”.

“Questi provvedimenti tra loro  divergenti di certo non aiutano, creano confusione, rischiano di  alimentare conflitti sociali ed illegalita’ non tenendo conto poi che  dietro la condizione di immigrato ci sono soprattutto lavoratori e  famiglie che vogliono riscattarsi ed intendono farlo alla luce del  sole, come ogni altro cittadino, chiedendo diritti ed assolvendo  doveri”.

“Chiediamo al Governo – conclude Ocmin- di ripensare la misura con l’obiettivo non di  punire ma di favorire la regolarita’ di chi con la propria opera  quotidiana aiuta ed aiutera’ sempre di piu’ il nostro Paese”.    
Anche il segretario confederale Uil Guglielmo Loy chiede al governo di ritirare la tassa, perché “al rispetto dei doveri da parte dei cittadini deve corrispondere il rispetto dei diritti da parte dello Stato”.

Il contributo per rilasci e rinnovi dei permessi, spiega Loy “si configura come un’ingiusta “tassa di soggiorno” che va ad aggiungersi alle tante altre sopportate dai cittadini (stranieri e non), senza che, a dovere certo, corrisponda uguale fruibile diritto. In effetti, è ben noto che l’Amministrazione dello Stato è incapace di rinnovare il permesso in venti giorni come prescrive la legge e il servizio reso arriva con ritardi a volte insopportabili. Così come ingiusta e insopportabile è questa nuova tassa, introdotta nel 2009 con il “pacchetto scurezza”.

“Invitiamo dunque il Governo – conclude il sindacalista – a fare un passo indietro seguendo la direzione dell’equità e della solidarietà”.

“Ci sembra disdicevole una politica  che punta a fare cassa anche sugli immigrati regolari” dichiara  il segretario confederale dell’Ugl, Marina Porro, che aprla di  ” una tassa sul lavoro ingiusta e inspiegabile che ostacola chi vuole  avere ‘le carte in regola’ per rimanere sul territorio italiano e che  rischia di essere un invito ad entrare nel novero dei clandestini,  scoraggiando cosi’ coloro che intendono rispettare le leggi”.

Per la sindacalista ”rendere molto piu’ oneroso il permesso di  soggiorno a persone che indubbiamente non hanno grandi guadagni vuol  dire mettere ancora una volta le mani nelle tasche dei piu’  svantaggiati”. ”Tale tassa e’ illegittima, – conclude – non etica e  veicola un’interpretazione indegna del concetto di solidarieta”’.

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