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I vescovi: “Preoccupati per rom e profughi della primavera araba”

“Gli sgomberi mettono a rischio il diritto all’istruzione dei minori. Ventimila persone in una situazione precaria, il 31 dicembre scadranno i permessi umanitari”

Roma – 3 ottobre 2012 – Gli sgomberi dei campi rom e il destino dei profughi della primavera araba preoccupa i vescovi italiani.

È quanto si legge in un comunicato diffuso ieri, al termine della riunione della Commissione Episcopale per le Migrazioni.

Questo esprime “preoccupazione per la ripresa degli sgomberi dei campi rom in alcune città italiane, senza un preciso progetto abitativo futuro, annullando la prospettiva indicate dall’Europa e recepite in un recente Piano integrazione nazionale. La ripresa degli sgomberi – notano i vescovi – porta anche con sé l’annullamento dei progetti scolastici per i minori presenti nei campi, mettendo a rischio un diritto/dovere fondamentale”.

Con “uguale preoccupazione”, la commissione guarda alla “data del 31 dicembre 2012 che si avvicina e che vedrà la fine del permesso umanitario per tante persone sbarcate nel corso del 2011 in Italia, in seguito alla cosiddetta ‘primavera araba’.

Per i vescovi “la mancanza di un piano europeo che permetta la libera circolazione delle persone con un titolo di protezione umanitaria, così da raggiungere i familiari e le proprie comunità e sfruttare più possibilità lavorative, come anche di progetti di cooperazione internazionale e per il rimpatrio assistito rendono precaria la situazione di oltre 20.000 persone, che rischiano così di cadere nell’irregolarità e essere vittime di un nuovo sfruttamento”.  Bisogna “far uscire da forme occasionali ed emergenziali la tutela delle persone che hanno un titolo di protezione umanitaria”, questo mentre c’è la “prospettiva realistica di nuove ondate di arrivi”.

Nel corso della riunione di ieri è stato ricordato  Monsignor Bruno Schettino, Presidente della CEMi e della Fondazione Migrantes dal 2009, scomparso pochi giorni fa. “La sua scomparsa e la celebrazione esequiale che l’ha accompagnata diventano per la CEMi e per la Migrantes un segno e un richiamo ancora più forte per un lavoro pastorale nelle nostre comunità per e con i migranti”.

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