Un siriano e un iraniano costretti a scappare dai loro Paesi gareggeranno nel nuoto e nel lancio del disco. Grandi (Unhcr): “Simbolo di forza e determinazione”
Roma – 30 agosto 2016 – Per Ibrahim Al-Hussein e Shahrad Nasajpour la sfida è doppia. Sono disabili e sono stati costretti a lasciare i loro Paesi per salvarsi la vita. Ora entrambi sognano di salire sul podio delle Paralimpiadi di Rio 2016.
Com’è già successo alle Olimpiadi, anche i giochi dedicati agli atleti disabili vedranno per la prima volta nella Storia la partecipazione di una squadra indipendente di rifugiati. Non potendo rappresentare i loro Paesi d’Origine, gareggeranno con la bandiera e l’inno paralimpici.
Al-Hussein è un rifugiato siriano che vive in Grecia ed è già salito agli onori delle cronache la scorsa primavera, quando ha portato la fiaccola olimpica per un tratto del suo percorso verso Rio. Ha perso parte di una gamba a causa di una bomba, gareggerà in piscina per i 50 e 100 metri stile libero.
Molto meno si sa di Shahrad Nasajpour, che ha preferito per ragioni personali non divulgare la sua storia. Iraniano, ha ottenuto asilo negli Stati Uniti. Affetto da paralisi celebrale, cercherà di conquistare una medaglia nel lancio del disco.
“Questa squadra è un simbolo della forza e della determinazione di tutti i rifugiati disabili, siamo molto ispirati da loro e non vediamo l’ora di tifare per loro. È anche un messaggio di supporto a tutti i rifugiati e richiedenti asili disabili nel mondo” ha commentato Filippo Grandi, alto commissario Onu per i Rifugiati.
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