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Il caso. “Troppi stranieri in classe” e ritirano i figli

In una scuola elementare di Costa Volpino due terzi degli iscritti erano figli di immigrati. I genitori italiani fuggono, ora ci sarà una prima elementare ghetto

Roma  – 9  settembre 2013 – Ricominciano le scuole e tornano i casi delle “classi ghetto” composte quasi o esclusivamente di figli di immigrati. L’ultimo caso si è in una scuola elementare di Costa Volpino, un comune di diecimila anime in provincia di Bergamo.

L’istituto ha solo una prima classe, alla quale quest’anno risultavano iscritti ventuno bambini, quattordici dei quali figli di immigrati. La maggior parte sono di origine marocchina, seguono albanesi, romeni, coerentemente con la geografia dell’immigrazione nella zona.

Il fatto che tra i banchi sedessero culture di tutto il mondo, non è stata però interpretata come una ricchezza dai genitori italiani. Uno a uno hanno ritirato i loro pargoli dalla scuola, prima chiedendo al dirigente Umberto Volpi (che ha preferito non commentare l’accaduto) di trovare loro un posto in altri istituti, poi muovendosi da soli.

“Bisogna lavorare, a vari livelli, perché situazioni come quella di Costa Volpino non si verifichino” commenta Elena Carnevali, deputata del Pd eletta a Bergamo.  “Ormai è un dato acquisito che il miglior clima educativo è nelle classi dove si incontrano realtà diverse”, sottolinea, riconoscendo però che “questo clima educativo richiede la "personalizzazione della didattica", un obiettivo che mal si concilia con la carenza di docenti e risorse.

“L'istituzione scuola – aggiunge Carnevali – ha il dovere, ed è una sfida pedagogica impegnativa e appagante, di promuovere questa integrazione, garantendo a ogni alunno un percorso che favorisca il pieno sviluppo delle potenzialità individuali, difficilmente raggiungibile in classi esclusivamente dedicate agli stranieri”.
 

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