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Il consigliere leghista: “Immigrati stupratori”, l’Unar lo ammonisce

Secondo Luca De Marchi gli stranieri “hanno una propensione alla violenza sessuale dieci volte maggiore rispetto agli italiani”. L’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali gli scrive: “Inaccettabile”, ma lui ribatte: “Non mi faccio intimorire”

 

Roma – 7 marzo 2012 – A fine gennaio a Mantova una giovane ventunenne di origine bengalese finì in ospedale con il volto tumefatto e le costole fratturate. A ridurla così era stato il marito, suo connazionale, perché si era rifiutata di fare sesso con lui.

Ennesimo caso di violenza domestica, piaga che continua a riempire le nostre cronache, ma anche ennesima occasione di strumentalizzazione da parte della Lega Nord.  Il consigliere comunale del Carroccio Luca De Marchi non aveva infatti perso tempo e aveva subito lasciato un commento sulla pagina Facebook della Gazzetta di Mantova. “In Italia, gli immigrati stranieri hanno una propensione allo stupro dieci volte maggiore rispetto agli italiani. Lo dicono – sosteneva – dati attendibili, diffusi dal Viminale”

“ Eppure – continuava il leghista –  la contro-propaganda militante sta tentando di inculcare la convinzione che le donne italiane siano vittime di stupri o violenze sessuali quasi esclusivamente all’interno delle mura domestiche, in famiglia, addirittura per mano del partner. Un dato, falso, che ha un duplice obiettivo: riabilitare gli stranieri ed anche infangare l’istituzione della famiglia”.

Contro la dotta analisi di De Marchi si è mosso però l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, che dopo aver aperto un’istruttoria sul caso ha inviato una lettera al consigliere e al presidente del consiglio comunale. “L’Unar – scrive il direttore Massimiliano Monnanni- non può non esprimere le proprie perplessità in ordine a posizioni che, basandosi su presunte evidenze statistiche ufficiali, contribuiscono alla diffusione di un clima di ostilità preconcetta nei confronti degli stranieri presenti sul territorio nazionale, alimentando uno stigma inaccettabile dal punto di vista culturale”.

Ad aggravare la situazione è il ruolo politico di De Marchi, la cui azione come consigliere comunale dovrebbe rispettare i principi “del dialogo, della tolleranza, della convivenza pacifica e democratica tra le persone, indipendentemente dalla loro appartenenza etnica, nazionale o religiosa”. Senza contare che il Comune di Mantova, come altri enti locali, ha sottoscritto con Unar un protocollo contro le discriminazioni.

“Le chiedo – conclude Monnanni – per il futuro di voler utilizzare un linguaggio che eviti il ricorso a pericolose generalizzazioni, ma contribuisca alla costruzione di una società aperta, democratica e rispettosa delle diversità”.

Basterà questo “richiamino” per educare De Marchi? No, a giudicare dalla replica del leghista sulla Gazzetta di Mantova: “Io non mi faccio intimorire e continuerò a segnalare i crimini degli immigrati nonostante l’occhio della censura che si abbatte sulle opinioni sgradite alla cultura dominante”. Magari una denuncia per istigazione all’odio razziale sarebbe stata più convincente.

EP

 

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