Per il Consiglio superiore della Magistratura il reato di clandestinità si tradurrebbe in "paralisi della giustizia"
Roma – 10 giugno 2009 – L’introduzione del reato di clandestinità nell’ambito del ddl sicurezza porterà in molti uffici giudiziari a una "totale paralisi". È quanto afferma la sesta Commissione del Csm nel parere al pacchetto sicurezza che verrà discusso oggi pomeriggio, in cui si evidenziano le ripercussioni negative che si avranno nel sistema giustizia. Nel parare si rileva come la nuova norma "non appare idonea a conseguire l’intento di evitare la circolazione di stranieri entrati irregolarmente".
Sul rischio di paralisi del sistema giustizia il parere evidenzia come l’introduzione del reato di clandestinità porterà un "eccezionale aggravio" dell’attività degli uffici per "l’imponenza quantitativa del fenomeno dell’immigrazione irregolare in Italia". A pagarne le maggiori conseguenze saranno i giudici di pace, "gravati da centinaia di migliaia di nuovi processi, tali da determinare la paralisi di molti uffici". Non andrà però meglio agli uffici giudiziari ordinari "impegnati in un processo in primo grado e nelle fasi di impugnazioni successive". Inoltre la norma, evidenziano, non servirà al suo scopo, ossia quello di favorire l’allontanamento dei clandestini: dubbi vengono espressi sul suo "effetto deterrente: una contravvenzione punita con pena pecuniaria – rilevano- non appare prevedibilmente efficace per chi è spinto a emigrare da condizioni disperate".
Per altro la normativa già vigente, spiegano, "consente alle autorità amministrative competenti di disporre l’immediata espulsione dei clandestini". A creare problemi al sistema giustizia, aggiungono i consiglieri nel parere, non sarà soltanto il reato di clandestinità, ma anche altre norme che stabiliscono maggiori sanzioni o nuovi reati su cui il giudizio "è positivo, ma avranno l’effetto di produrre un ulteriore carico per il sistema penale, già particolarmente gravato e in evidente crisi di effettività"; a subirne le conseguenze saranno pure le carceri "ormai allo stremo, avendo superato le 72mila presenze giornaliere".
Inoltre, nel parere si sottolinea come si viene a determinare una "iniqua condizione" del figlio di stranieri irregolari, il quale sarebbe non solo "privato della propria identità ma essere più facilmente esposto attraverso falsi riconoscimenti da parte di terzi, per figli illeciti e in violazione della legge" ad adozioni illegali. I clandestini adulti invece, evidenziano i consiglieri, vengono lesi nel loro diritto alla salute e altri beni tutelati dalla Costituzione.
Il nuovo reato di clandestinità, aggiungono, avrà una "inevitabile incidenza negativa sull’accesso a servizi pubblici essenziali" riguardanti i beni fondamentali come il diritto alla salute degli immigrati non dotati di valido titolo di soggiorno. In forza del Codice di procedura penale infatti "tutti i pubblici ufficiali e gli incaricati di un pubblico servizio hanno l’obbligo di denuncia in relazione alla cognizione funzionale di un reato procedibile d’ufficio"; il rischio concreto, senza deroghe a questo obbligo, è che "si possano creare circuiti illegali alternativi che offrano prestazioni non ottenibili dalle strutture pubbliche".