Gli alunni stranieri sono 814 mila, il 55% è nato qui. Il rapporto del ministero dell’Istruzione e dell’Ismu sull’anno scolastico 2014/2015
Roma – 11 maggio 2016 – L’Italia di oggi e del futuro è tra i banchi delle nostre scuole, sempre più multietnica e multiculturale. Ha i volti e le storie di bambini, bambine, ragazzi e ragazze stranieri chissà ancora per quanto secondo la legge, italiani di fatto già oggi, italiani per tutti domani.
Il Ministero dell’Istruzione e la Fondazione Ismu hanno pubblicato oggi il Rapporto Nazionale “Alunni con cittadinanza non italiana. La scuola multiculturale nei contesti locali”, basato su dati dell’anno scolastico 2014/2015. Dice che gli alunni stranieri in Italia sono 814.187, il 9,2% del totale degli iscritti.
Nonostante un rallentamento degli ultimi anni, perché con la crisi economica arrivano in Italia meno immigrati, continuano ad aumentare: nel 2001/2002 erano solo 196.414, il 2,2%, e fra il 2009/10 e il 2014/15 sono cresciuti del 20,9%. Questo a fronte di una diminuzione pari al -2,7% fra gli italiani (da 8.283.493 a 8.058.397 unità) e di un decremento del -0,9% della popolazione scolastica complessiva (da 8.957.085 a 8.872.584 alunni).
Il primato spetta alle elementari, con 291.782 alunni stranieri iscritti alle scuole primarie (10,4% del totale), seguono i 187.357 studenti nella scuola secondaria di secondo grado (7% del totale), quindi i 167.068 delle secondarie di primo grado (9,6%) e infine 167.980 i bambini nelle scuole dell’infanzia (10,2%). E non chiamateli, perfavore, immigrati: ormai i nati in Italia sono la maggioranza, per la precisione il 55,3% del totale, con un picco dell’84,8% alle materne.
Da dove vengono i loro genitori? Nell’a.s. 2014/15 gli alunni con cittadinanza romena sono i più numerosi (157.153), seguiti da albanesi (108.331) e marocchini (101.584). A distanza troviamo il gruppo degli alunni di origine cinese (41.707) e filippina (26.132). Un panorama molto eterogeneo, come quello dell’immigrazione in Italia: nelle prime quindici cittadinanze sono presenti tutti i continenti tranne l’Oceania.
La Lombardia è ancora la regione con il maggior numero di presenze (201.633), seguita da Emilia Romagna e Veneto (oltre 90mila alunni stranieri), Lazio e Piemonte (oltre 70mila), se però si guarda all’incidenza sul totale degli alunni al primo posto c’è l’Emilia Romagna, con il 15,5%.
Per presenze la provincia di Milano è al primo posto (80.333), seguita da quelle di Roma (61.172), Torino (37.920), ma le province di Prato (21,6%) e Piacenza (20,9%) sono quelle con un’incidenza maggiore. Tra i comuni, è sempre Prato ad avere l’incidenza maggiore (22,7%), seguita da Sesto San Giovanni, Piacenza, Alessandria (oltre il 20%), qindi da Milano (19,1%), Torino, Brescia e Reggio Emilia (intorno al 18%), Bologna e Cremona (17%).
L’allarme per le “scuole ghetto” esce ridimensionato dai dati. Nell’a.s. 2014/15 sono 2.855 le scuole con il 30% e oltre di alunni stranieri (il 5,1% del totale delle istituzioni scolastiche italiane) e 569 (appena l’1%) quelle a maggioranza straniera, soprattutto scuole dell’infanzia e primarie. Senza dimenticare che si tratta per la maggior parte di alunni nati e cresciuti in Italia, per i quali il problema della lingua (ostacolo principale all’inserimento) appare secondario.
A preoccupare, sono di più di dati sul ritardo scolastico, che è diminuito dal 40,7% del 2010/11 al 34,4% del 2014/15, ma rimane rilevante. Così come troppi sono gli abbandoni scolastici: nel 2014, gli Early School Leavers fra i non comunitari sono il 34,4% (dei giovani fra i 18-24 anni), contro il 27,1% dei comunitari e il 13,6% degli italiani. E l’incidenza fra i giovani che non studiano e non lavorano (15-29 anni), i cosiddetti NEET, raggiunge il 32,8% fra i comunitari e il 35,4% tra i non comunitari, mentre tra gli italiani è al 25,14%.
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