“AMR, storia di un riscatto” racconta la storia di un giovane immigrato che non si è mai rassegnato
Roma – 11 maggio 2017 – Partendo dall’Egitto per venire in Italia otto anni fa, Amr Sallam non poteva immaginare che avrebbe vissuto una vita così difficile al punto da farlo diventare uno degli “invisibili schiavi moderni”.
Grazie alla sua forza interiore, all’impegno nel lavoro e all’amore, oggi Amr ha ottenuto il riscatto sociale. La sua storia è raccontata in un nuovo documentario intitolato “AMR, storia di un riscatto” di Maria Laura Moraci in uscita oggi.
Il cortometraggio “AMR, storia di un riscatto” di 28 minuti circa, ripercorre la storia di vita di Amr, un ragazzo egiziano laureato in Economia, oggi poco più che trentenne. Il racconto inizia dal 2008, l’anno in cui Amr decide di venire in Italia, sognando una vita migliore per sé e per i suoi.
Amr ripercorre attraverso un racconto sincero questi 8 anni: all’inizio il suo desiderio di venire a Roma per inseguire i suoi sogni; poi le ingiustizie e i soprusi che subisce per anni essendo vittima di un capo sfruttatore; e infine, grazie anche a una storia d’amore, la riscoperta dei suoi diritti e del valore della propria dignità in quanto essere umano, che lo condurrà finalmente a ottenere il proprio riscatto.
Maria Laura, la regista del documentario e anche un’attrice e danzatrice 23enne di origine romano-sicula che nutre da sempre un forte amore per l’arte.
Nel 2009 inizia a studiare recitazione teatrale e cinematografica a cui tuttora si dedica completamente. Da qualche tempo, è anche regista e sceneggiatrice di opere di denuncia sociale, dovute al suo attivismo.
“AMR, storia di un riscatto” che ha ricevuto il sostegno morale di Stranieri in Italia, è il suo primo corto. Tra i registi con cui ha lavorato vi sono: Pupi Avati, Giuseppe Papasso, i fratelli Borruto, Berardo Carboni e Daniele Barbiero.
In un’intervista esclusiva a Stranieri in Italia, Maria Laura spiega il messaggio che vuole far passare attraverso questo corto, che essendo un documentario non ha nulla di finto e/o di ricostruito.
“E’ una storia che racconta di speranze e sogni, di diritti negati e poi riconquistati grazie a innumerevoli sacrifici, grande impegno e tanta forza di volontà – dice Maria Laura. Invito ciascuno a immedesimarsi in chi arriva in un paese che non conosce, e consiglio a tutti la visione del corto al fine di avvicinarsi a chi come Amr attraversa il Mediterraneo alla ricerca di un futuro migliore”.
La giovane regista ha scelto di raccontare la storia di Amr perché fa parte di quegli immigrati di cui si parla meno: i migranti economici, diversi dai rifugiati.
“Ho deciso di raccontare questa storia perché credo che le storie delle persone siano sempre più importanti e potenti delle etichette e che per questa ragione sia necessario compiere uno sforzo, andando incontro ad altri esseri umani, superando le etichette che ci vengono suggerite – afferma Maria Laura. Sto parlando della distinzione introdotta per differenziare i migranti economici, che partono per scelta per migliorare le proprie prospettive economiche, come Amr, da quelli che partono per necessità, ossia i profughi. Essendo entrambi immigrati, questa distinzione appare sempre più forzata e somiglia più a un marchio rassicurante e semplicistico, che tra l’altro non fa assolutamente chiarezza sui fenomeni, ma che anzi aiuta alcuni a separare i ‘buoni’, cioè i rifugiati che vanno protetti e accolti, dai ‘meno buoni’, ossia i migranti economici che vanno rispediti a casa in balia del loro destino”.
Maria Laura trova assurdo tutto questo. Gli Italiani, secondo la giovane regista, sembrano di aver dimenticato che loro stessi sono stati “figli di emigrati, che lasciarono l’Italia per emigrare a cercare maggior fortuna in America o altrove, dove a loro volta invece erano chiamati immigrati.”
È ormai noto non vi è mai un solo fattore che porta a emigrare, spiega Maria Laura. “In questo mix di motivazioni è evidente che risulterebbe complesso separare quella politica, quella economica e quella sociale ed etichettare le persone come migranti economici o come rifugiati.”
“Credo che sia assolutamente doveroso accogliere tutti – sottolinea Maria Laura – compresi i migranti economici, e proteggere soprattutto i rifugiati e i richiedenti asilo, che a maggior ragione penso abbiano non solo il diritto ma anche il dovere di partire per provare a salvare se stessi, allontanandosi dalle guerre, dalle calamità naturali, dalla povertà e dalla fame da cui fuggono”.
Amr, il protagonista del documentario, ora si sente realizzato e anche se ha molte responsabilità si sente padrone della sua vita. Ora è soddisfatto sia dal punto di vista lavorativa che sociale.
Il locale di Amr, “Pizzeria La Stazione”, si trova proprio di fronte la stazione di Ciampino, in provincia di Roma.
“A chi è nella condizione in cui ero io – dice Amr – consiglio di mettersi in gioco e fare sacrifici per realizzare i propri sogni senza però perdere mai la propria dignità e avendo sempre presente i propri diritti”.
Amr ci tiene a precisare che non è partito dall’Egitto perché fuggiva da una guerra ma per migliorare la sua situazione economica.
“Ci definiscono migranti economici, ma in verità siamo persone come tutti, alla ricerca di una vita e di un futuro migliore -dice Amr. È giusto lottare per i nostri sogni e per i nostri diritti, anche se la strada è difficile e piena di ostacoli, soprattutto per un ragazzo straniero, poi però vi assicuro che alla fine del percorso ne sarà valsa la pena”.
Il pensiero e la stima di Amr vanno a tutti i coraggiosi giovani stranieri che hanno fatto la scelta dolorosa di abbandonare i loro paesi per cercare di migliorare le loro condizioni di vita. “Quasi nessuno vorrebbe farlo, ma alcuni sono costretti per salvarsi dalle guerre o dalla fame,” dice Amr.
Amr racconta di essere partito dall’Egitto con una nave mercantile. “Il viaggio mi è costato molto ed è durato 17 giorni ma è stato un viaggio sicuro. Purtroppo non tutti hanno la disponibilità economica per partire così”.
Amr è stato fortunato ad arrivare sano e salvo in Italia.
AMR. Storia di un riscatto. (AMR. Story of a redemption) from Maria Laura Moraci on Vimeo.
Purtroppo suo cugino che partì qualche tempo dopo non ebbe la sua stessa fortuna. “A settembre 2014, un mio cugino partì su un barcone per venire in Italia – racconta Amr. I miei zii mi chiamarono preoccupati perché di solito ogni migrante una volta giunto chiama i propri cari. Loro non ebbero nessuna notizia, e così contattai per giorni la guardia costiera italiana per sapere se mio cugino fosse arrivato in Sicilia. I telegiornali qualche giorno dopo diedero la notizia del naufragio del barcone con a bordo 500 persone. L’imbarcazione affondò al largo del Mediterraneo vicino la Costa Maltese e mio cugino non chiamò mai i suoi genitori”.
Stephen Ogongo Ongong’a