Roma- 14 ottobre 2014 – Anche i giovani "stranieri", il più delle volte ragazzi cresciuti in Italia, figli di immigrati potranno partecipare ai nuovi bandi del Servizio Civile Nazionale. Dopo le tante sentenze, dopo la recente ordinanza della Cassazione e mentre la riforma deve iniziare il suo cammino in Parlamento, un parere del Consiglio di Stato sembra porre fine una querelle che dura da troppi anni.
Sono in arrivo dei bandi straordinari del servizio civile nazionale, che recluteranno volontari da impiegare accanto a grandi invalidi e ciechi o in progetti promossi dalle Regioni. L'ufficio legislativo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, su sollecitazione del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, ha chiesto quindi al Consiglio di Stato se fosse possibile disapplicare l'articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 5 aprile 2002, n.77, che limita l'accesso al servizio civile ai cittadini italiani, per il contrasto con la normativa comunitaria.
La risposta è che la norma col requisito della cittadinanza italiana va "disapplicata in quanto incompatibile con il divieto, sancito dalla normativa europea, per gli Stati membri di prevedere per i cittadini stranieri (siano essi comunitari, extracomunitari lungo soggiornanti o beneficiari di protezione internazionale), anche in ordine alla formazione professionale, un trattamento diverso rispetto a quello stabilito per i cittadini nazionali".
Anche il governo, varando la riforma del Tezo Settore, si è del resto posto il problema che il requisito dell'italianità nel Servizio Civile possa essere in contrasto con la normativa europea. Ha però deciso di passare la palla ai parlamentari.
Soddisfatto il sottosegretario al Lavoro On. Luigi Bobba. "Il Dipartimento è già pronto ad emanare i prossimi bandi straordinari, prevedendo la possibilità che anche i cittadini stranieri vi partecipino. Questi ultimi saranno, così, chiamati alla costruzione di una democrazia più partecipata e a vivere in modo più consapevole l'appartenenza alla nostra comunità".
"Dopo questo pronunciamento, che arriva a distanza di qualche giorno dall'ordinanza della Cassazione che ha rimesso la questione alla Corte Costituzionale – conclude il Sottosegretario – auspico che anche il Parlamento, nell'esame della revisione della disciplina del servizio civile universale, valuti attentamente questo importante pronunciamento di due diversi Organi giurisdizionali".
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