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IMMIGRATI: CIR, NEL 2013 OLTRE 1.000 RITORNI ASSISTITI IN PATRIA =

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      HEIN, SOSTENERE RITORNO VOLONTARIO CON CONSULENZA ANCHE SULLA
REINTEGRAZIONE

      Roma, 27 mar. (Adnkronos/Labitalia) – Sono sempre di piu' i
migranti che ritornano volontariamente nei loro Paesi di origine, per
diverse ragioni: per fallimento, per nostalgia, per reinvestire il
capitale umano ed economico acquisito. E la crisi economica sullo
sfondo sta spingendo sempre piu' migranti a tornare volontariamente
nei loro Paesi di origine. L'Istat nell'ultimo censimento ha rilevato
una contrazione del 18,5% delle presenza nella popolazione straniera
che in Italia e' passata da 4.570.317 immigrati nel 2010 a 3.769.518
presenze nel 2011.

      A conferma di questo, ritorni effettuati con la misura del
'Ritorno volontario assistito' (Rva), uno strumento che intende
fornire sostegno e assistenza, nella fase di informazione e di
preparazione del viaggio, sono passati in Italia dai 228 effettuati
nel 2009 (1.300 in totale da giugno 2009 a giugno 2012) agli oltre
1.000 previsti per l'annualita' corrente. La scelta volontaria del
migrante di fare ritorno nel suo Paese di provenienza e' una delle
possibili opzioni del processo migratorio. Ed e' la premessa
necessaria del 'Ritorno volontario assistito'.

      Di questo si e' parlato oggi, a Roma, in occasione della
presentazione della campagna di comunicazione e della guida per
operatori di Rva, in un incontro promosso da progetto Rete Rirva –
Consorzio nazionale idee in rete, Cir, Oxfam Italia e Coop. Gea,
Consiglio nazionale Ordine assistenti sociali. "Sostenere il ritorno
volontario con un progetto che parte da una consulenza sociale in
Italia e finanzia le spese di viaggio e quelle per la reintegrazione,
attraverso ad esempio progetti di micro-imprenditoria, puo' fare una
differenza sostanziale e rendere il loro ritorno sostenibile", ha
dichiarato Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i
rifugiati.

 "Crediamo che l'assistenza al ritorno
volontario -ha detto Hein- debba entrare in maniera 'normale' tra gli
strumenti di chi lavora con rifugiati e migranti. In nessun modo in
opposizione a politiche di integrazione, ma come risposta a dei
bisogni specifici che emergono sempre piu' urgentemente da un segmento
della popolazione. E come servizio alla persona deve essere inteso e
presentato, sfatando uno stereotipo che troppo spesso ha accompagnato
questa misura"

      La Rete Rirva in questi anni ha contribuito a promuovere un
approccio comune alla misura in Italia nella convinzione che, in una
efficace politica di gestione del fenomeno migratorio, il Rva e' uno
dei possibili strumenti di sostegno ai migranti, che non si deve
contrappone a quelli di accoglienza e integrazione, ma anzi li
integra, come risposta a delle necessita' individuali.

      "L'informazione per la Rete Rirva non puo' essere scissa dal
tema della qualificazione dei servizi. Serve non solo a informare e
rendere possibile l'accesso alla misura, ma anche a supportare il
migrante nell'elaborare tale difficile scelta e impostare un progetto
di reintegrazione che risponda alle aspirazioni e capacita' del
migrante, ma che possa allo stesso tempo essere realizzabile nel Paese
di origine", dichiara Carla Olivieri, responsabile della Rete Rirva.
 

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