Roma, 8 marzo 2021 – Le storie dei giovani immigrati di seconda generazione che lottano contro le discriminazioni in Italia sono tante, tantissime. Oggi vi raccontiamo quella di Seyna Ndione, una ragazza nata a Bologna da genitori senegalesi. “Sono il tipico esempio dell’immigrata di seconda generazione e milito per i diritti delle donne come me e non solo. Subisco le discriminazioni che subiscono le donne, ma anche quelle che subiscono le persone di colore”.
Immigrati di seconda generazione, la storia di Seyna
Seyna fa parte dei tanti immigrati di seconda generazione che vivono in Italia. Ventiquattro anni, attivista di Black Live Matter Bologna, ha raccontato a Bologna Today cosa significa essere una ragazza nera nel nostro Paese, e quali discriminazioni è costretta ogni giorno ad affrontare. “Ciò che subiamo deriva da stereotipi radicati e duri da contrastare, legati principalmente a un clichè di tipo sessuale. Sono il risultato della storia e in particolare del passato coloniale dell’Europa e dell’Italia. In epoca fascista centinaia di militari sono andati in Etiopia e hanno stuprato non solo donne, ma anche bambine sessualizzate e considerate abbastanza mature per soddisfare i loro bisogni”, sottolinea Seyna.
“Ancora oggi esiste un turismo sessuale verso l’Africa (e in particolare nella zona occidentale, in Nigeria e Senegal) che porta uomini maturi a cercare lì una moglie o una persona da frequentare. Spesso, queste donne che si vedono desiderate da uomini europei accettano di andare con loro nella speranza di avere una vita migliore. Questo sterotipo della donna nera facile da conquistare si ripercuote anche sulle donne nere che stanno in Italia“. Seyna espone poi degli episodi che, a lei come probabilmente a tanti altri immigrati di seconda generazione, sono capitati in prima persona: “Avances, bigliettini, domande invasive, richieste sulle mie origini nonostante io dica di essere bolognese. Una volta ero in spiaggia a Rimini con le mie amiche e il mio fidanzato. Nel momento in cui sono rimasta sola si è avvicinato un uomo che poteva essere mio padre: mi ha dato 50 euro ‘perchè sei una bella ragazza’.
Ho capito come stavano le cose. Il colore della mia pelle gli ha fatto pensare che fossi bisognosa e si è permesso di approcciarmi in quel modo orrendo. Mi sono confrontata più volte con le amiche italiane bianche ed è evidente che cose del genere a me capitino con una frequenza decisamente maggiore“.
Seyna: “In certe situazioni non ho avuto il coraggio di rispondere”
Certe cose lasciano talmente spiazzati che non sempre si riesce a reagire a dovere. Forse perchè, in quei momenti, entra in gioco la paura. “Sono scappata e per questo mi sono poi arrabbiata con me stessa. Nonostante io faccia militanza non ho trovato il coraggio e mi sono allontanata senza dirgli nulla nonostante fossi in un luogo pubblico e circondata da tante persone. Forse perchè in passato, quando mi è capitato di reagire, ho subito delle reazioni violente che non vorrei rivivere. Ero scioccata”. Tutto questo si ripresenta poi anche nel mondo del lavoro per gli immigrati di seconda generazione afrodiscendenti: “Confrontandomi con tante donne nate in Italia come me ho trovato delle assonanze tra noi e ci sentiamo più sessualizzate dalle nostre amiche con la pelle bianca. Molto più spesso veniamo molestate da uomini maturi”, ammette.
Quello che vivono questi giovani immigrati di seconda generazione è un problema culturale e sistemico. E secondo Sayne, per risolverlo bisognerebbe partire dalle scuole. “Io ho frequentato le scuole a Bologna e in nessun grado di studi il testo sul colonialismo fascista superava le poche righe:. Si passa direttamente al collegamento con l’Inghilterra e la Francia e non c’è una coscienza collettiva su questo tema. Eppure a Bologna abbiamo delle strade intitolate a quel pezzo di storia: la Cirenaica e a via Libia per esempio. Anche l’Italia ha ucciso e violentato in Africa, ma è un capitolo che nessuno pare voler affrontare“.
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