Roma, 17 marzo 2021 – Ricevere la cittadinanza italiana non è cosa scontata per tutti. Per alcuni, significa mettere il punto a un lungo percorso di ostacoli e attese. Parliamo degli immigrati di seconda generazione, o degli stranieri arrivati in Italia da piccolissimi e che qui hanno costruito tutta la loro vita. Per capire meglio quello che sono costretti ad affrontare, oggi vi raccontiamo la storia di Sahana Begum Ali.
Immigrati di seconda generazione, la storia di Sahana Begum Ali
Sahana Bagum Ali è una ragazza, classe 1992, nata in Bangladesh che oggi vive in provincia di Brescia con suo marito Rokibul Hasan. Fa parte dei migliaia di immigrati di seconda generazione che si trovano in Italia. Sul suo profilo Facebook, una decina di giorni fa, ha scritto: “Oggi è stata una giornata molto importante: sono diventata italiana! Vi racconto la mia storia. Sono venuta in Italia quando avevo 7 anni, nel 2000, un nuovo secolo, una nuova prospettiva di vita e la voglia di cambiare. Mio padre lo vedevo una volta l’anno perché era in Italia e prima ancora in Francia, Belgio, Germania, insomma un immigrato alla ricerca di una vita migliore che alla fine ha trovato proprio in Italia. È lui che ha deciso di farci trasferire.
Rimasi molto triste, ma ero anche entusiasta perché dovevo prendere un aereo, anzi due, con scalo a Mosca. Una volta arrivati qui, a Milano, faceva un freddo tremendo. In Bangladesh non fa mai freddo come in Italia”.
Sebbene si concluda con tanta felicità, la sua storia è stata piena di ostacoli. “Puoi andare in qualsiasi parte del mondo, ma se hai problemi di comunicazione sei fott**o. Ho dovuto fronteggiare vari problemi culturali e anche modi di intendere e questo soprattutto a scuola, ma per fortuna ho avuto degli insegnati meravigliosi! Man mano che padroneggiavo la lingua italiana e concludevo gli studi ho cominciato ad avere più coraggio, più stima in me: sentivo di non essere più straniera o extracomunitaria, sentivo di far parte di questo Paese chiamato Italia. Ho anche appreso bene l’accento milanese”, racconta a Repubblica.
“Quando sono tornata in Bangladesh mi sono sentita una straniera”
Crescendo in Italia, la giovane ha radicato tutte le sue conoscenze e la sua vita qua. Tanto da sentirsi straniera una volta tornata in Bangladesh per una vacanza. “Mi sono sentita straniera a casa mia. Forse perché il legame che avevo consolidato da parecchi anni era con l’Italia e con gli italiani. Sentivo di far parte della nazione italiana. Ma per persone come me, di seconda generazione, il problema è un altro. Da che parte stai? Vieni da un Paese extracomunitario con i documenti da aggiornare ogni anno e non puoi fare tutto quello che vuoi o andare dove vuoi. In quinta superiore i miei compagni avevano scelto di andare nel Regno Unito.
Taaak! Tu che sei extracomunitaria non puoi andare con la semplice carta di identità, per te il procedimento è diverso e più lungo. Ti fa passare la voglia di andare e infatti non ci sono andata. Ho solo sentito le loro esperienze che erano bellissime. Mi sono sentita nuovamente straniera”.
La consapevolezza del fatto che sentirsi italiani per essere considerati tali la scopre finito il ciclo di studi: “Il mio obiettivo è di lavorare nella pubblica amministrazione. Il primo requisito? Essere italiani! E’ lì che ho capito che sentirsi italiani dentro non basta. Bisogna esserlo anche sulla carta. Così feci la domanda di cittadinanza. Ed eccomi qua. Oggi inizio una nuova storia! Oggi posso dire di non sentirmi più straniera. Essere italiana per me ha un valore enorme”, ha concluso.
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