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IMMIGRATI: DON ZERAI, DRAMMATICA SITUAZIONE PROFUGHI IN LIBIA =

VESSAZIONI E TORTURE CONTRO MIGLIAIA DI PERSONE IN CENTRI
DETENZIONE

Citta’ del Vaticano, 29 ago. (Adnkronos) – ”Sto ricevendo
telefonate drammatiche dalla Libia. Migliaia di profughi rinchiusi nei
21 centri di detenzione sono oggetto di vessazioni e torture.
Centinaia di loro sono a rischio espulsione nei Paesi di origine,
nonostante li’ rischino la vita. Le loro condizioni, in questa nuova
Libia, sono peggiorate”. Lo denuncia oggi al Sir, l’agenzia stampa
della Cei, don Mussie Zerai, il sacerdote eritreo presidente
dell’agenzia Habeshia che da tempo denuncia le violazioni dei diritti
umani sui profughi che tentano di arrivare in Europa passando per il
deserto del Sinai o dalla Libia.

”I flussi stanno aumentando – afferma -, anche perche’ molti
scappano dai campi profughi in Sudan dove vengono rapiti dai predoni
del Sinai per chiedere il riscatto alle famiglie”. Secondo don Zerai
i centri di detenzione dei profughi nella Libia post-Gheddafi sono
”almeno due in piu’, ma le condizioni non sono cambiate”.

”Spesso – aggiunge – agli operatori sociali viene vietato
l’ingresso. Questa politica e’ anche frutto della pressione europea ed
italiana per bloccare gli arrivi di immigrati dalla Libia. Il governo
italiano, con l’ultimo accordo firmato, sta anche finanziando alcuni
centri di detenzione”.

In queste ore, denuncia don Zerai, ”i militari
libici stanno costringendo centinaia di profughi a registrarsi presso
le ambasciate dei Paesi di origine, per poi espellerli”. Il sacerdote
ricorda che ”questo atto grave accompagnato da violenza fisica e’
contro ogni diritto internazionale umanitario”, perche’ viola il
principio di ”non refoulement” dei profughi nei Paesi da cui fuggono
perche’ rischiano la vita.

”La Libia sta violando la convenzione dell’Unione africana che
tutela i diritti dei profughi e richiedenti asilo politico, firmata da
precedente regime. L’attuale governo sta deportando donne e uomini in
condizioni degradanti. Nelle settimane scorse sono stati uccisi
quattro profughi, tre eritrei e un somalo. Ci sono anche vessazioni
delle forze dell’ordine sulle donne perche’ cristiane”.

Don Zerai descrive nel dettaglio la situazione nei
centri di Tuewshia e Bengasi. Qui, in particolare, sono detenute circa
400 persone. ”Il centro di Bengasi in teoria e’ gestito dalla
Mezzaluna Rossa, la croce rossa musulmana – spiega – ma di fatto
comandano gli uomini armati della rivoluzione al punto di permettersi
di entrare, abusare sessualmente delle donne, portarsi via 140 uomini
per farli lavorare come schiavi. A Bengasi neanche i minorenni vengono
risparmiati da percosse e tortura: i militari si divertono a fare tiro
a segno sui ragazzini”.

”Da una Libia ‘democratica’ – osserva don Zerai – ci
aspettavamo maggiore rispetto dei diritti umani e una seria lotta
contro il razzismo nei confronti degli africani. Perche’ tutto questo
accanimento? Perche’ tanta violenza e massacri?”. Il sacerdote
conclude con un appello a tutte le organizzazioni umanitarie, in
particolare alle agenzie delle Nazioni Unite perche’ facciano ”ogni
sforzo possibile per ottenere il rispetto dei diritti dei rifugiati”
e ”la liberazione dalle carceri, per essere accolti in un campo
profughi gestito dall’Unhcr”.

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