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Immigrati esclusi, la carta acquisti per i più poveri finisce in tribunale

L’Inca Cgil presenta ricorso contro il requisito della carta di soggiorno previsto dal Sostegno per l’Inclusione Attiva. “Deve bastare un normale permesso  di almeno un anno”

 

Roma – 7 ottobre 2016 –  È partito da appena un mese, ma il Sostegno per l’Inclusione Attiva già finisce in tribunale. Il motivo è il solito: anche la nuova misura del governo per i più poveri esclude buona parte degli immigrati. 

Il SIA prevede il rilascio di una carta acquisti sulla quale lo Stato carica fino a 400 euro al mese e che può essere usata per fare la spesa, comprare medicine  o pagare le utenze domestiche. Gli stranieri che vivono in Italia e hanno un reddito molto basso e tutti gli altri requisiti, possono però averla solo se sono titolari di un permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo, la cosiddetta carta di soggiorno. 

Rimangono fuori  tutti quelli che hanno un permesso “normale”, ad esempio per lavoro o per famiglia, nonostante le norme europee li equiparino agli italiani nell’accesso alle prestazioni assistenziali. È per questo che il patronato Inca Cgil ha annunciato oggi un ricorso al Tar del Lazio contro il decreto del ministero del Lavoro che ha dato attuazione al SIA, con il quale si chiederà la cancellazione del requisito della carta di soggiorno. 

Inserendo quel paletto, denuncia il patronato, “il legislatore ha completamente ignorato le numerose Sentenze delle Corti Europee e dei Tribunali italiani che in tema di prestazioni assistenziali hanno riconosciuto il diritto di accesso anche agli stranieri titolari di permesso di soggiorno di almeno un anno. Il paradosso è che proprio questa fascia di popolazione, tra le più a rischio, è oggi esclusa da azioni orientate alla lotta contro la povertà”.

“È grave inserire questo vincolo su una tipologia di contributo orientato al supporto delle persone meno abbienti nell’intento di contrastare la povertà, a maggior ragione alla luce di tutte le sentenze precedenti, prima tra tutte la sentenza Dahbi della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”, sottolinea Claudio Piccinini, responsabile immigrazione Inca Cgil. “Come troppo spesso accade, siamo di fronte a diritti negati da rivendicare sul piano legale”.

Ora toccherà ai giudici decidere se i poveri sono tutti uguali

EP

 

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