Roma, 22 ottobre 2021 – In Italia ci sono sempre meno immigrati non comunitari: nel 2020, infatti, il numero dei permessi di soggiorno rilasciati sono stati circa 106.503, il dato più basso degli ultimi 10 anni. Si parla, infatti, del 40% in meno rispetto a quelli emessi l’anno precedente. In particolare, sono diminuiti i permessi per lo studio (-58,1%) e quelli per asilo (-51%). A influire in modo particolare è stato lo scoppio della pandemia.
Immigrati, nel 2020 il numero più basso di permessi di soggiorno rilasciati
A dimostrarlo è l’ultima ricerca realizzata dall’Istat, un report dal titolo: “Cittadini non comunitari in Italia. Anni 2020-2021“. Secondo lo studio, tra il 2018 e il 2019 la diminuzione dei permessi di soggiorno rilasciati aveva già subìto un calo del 26,8%. Con l’arrivo della pandemia, poi, il dato è aumentato notevolmente grazie al blocco degli spostamenti. Non solo: oltre a questo, bisogna aggiungere che in quel periodo la burocrazia si è letteralmente bloccata, provocando un ritardo nell’esame delle richieste di regolarizzazione avanzate. Tutto questo ha comportato una diminuzione dei permessi di soggiorno per asilo pari al 51,1%: in totale, infatti, nel 2020 sono stati registrati 13.467 nuovi permessi per richiesta di asilo e protezione internazionale. Solamente il 12,6% del totale dei nuovi permessi. Il calo più evidente ha riguardato, senza ombra di dubbio, gli immigrati provenienti da India e Ucraina.
Anche i permessi per famiglia hanno subìto un notevole rallentamento, calando del 38,3%. Inoltre, gli ingressi per lavoro hanno segnato una diminuzione dell’8,8% rispetto a quelli dovuti ad altre motivazioni. In generale, però, questi arrivi erano già a livelli abbastanza bassi. Mentre calano gli arrivi degli immigrati, aumentano i “nuovi italiani”. Tra il 2019 e il 2020, infatti, sono 131.803 (4,1% in più) coloro che sono riusciti a ottenere la cittadinanza. Il 90% di loro, quindi circa 119 mila persone, erano cittadini non comunitari. Le procedure hanno riguardato soprattutto uomini (+11,6%). La componente femminile, invece, risulta in calo (-3%), anche per il non trascurabile decremento dei procedimenti di acquisizione per matrimonio (-16,5%).
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