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IMMIGRATI: VATICANO, IN EUROPA IN ATTO DERIVA ETNICA ISTITUZIONALIZZATA =

      MONS. VEGLIO’, ‘NON SI VUOLE FAVORIRE IL PROCESSO DI
INTEGRAZIONE DEI NUOVI ARRIVATI’

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      Citta’ del Vaticano, 28 apr. (Adnkronos) – In Europa siamo di
fronte ad una specie di ”deriva etnica istituzionalizzata, che
certamente non favorisce ne’ l’approccio sereno degli autoctoni verso
gli immigrati e neppure il processo di integrazione degli immigrati
nel tessuto delle societa’ di arrivo”. E’ quanto ha affermato oggi
mons. Antonio Maria Veglio’, presidente del Pontificio Consiglio della
pastorale per i migranti e gli itineranti. Intervenendo con una
relazione al Congresso europeo sulle migrazioni in svolgimento a
Malaga per iniziativa del Consiglio delle Conferenze episcopali
d’Europa (Ccee), mons. Veglio’ ha esordito facendo il punto sui flussi
migratori in Europa.

      ”Nei 27 Paesi dell’Unione – ha detto – si calcolano attualmente
24 milioni di immigrati, per lo piu’ provenienti dai Paesi stessi
dell’Unione. I due terzi della presenza straniera sono ospitati da
Germania, Francia e Regno Unito, anche se i Paesi mediterranei
registrano costanti aumenti”.

Piu’ difficile invece avere cifre precise circa
gli immigrati irregolari, ma ”secondo valutazioni recenti sarebbero
fra i 4,5 e gli 8 milioni, con un aumento stimato fra i 350 mila e i
500 mila all’anno”. I sondaggi inoltre rivelano che in Europa i
flussi migratori siano sempre piu’ percepiti ”in maniera negativa
dalla popolazione”. Cio’ che preoccupa mons. Veglio’ e’ che
”l’Europa sentendosi fortezza assediata, affronta sulla difensiva il
fenomeno della mobilita”’.

      ”Viene, cosi’, proposta e ribadita la trilogia inaccettabile
‘immigrazione-criminalita’ e terrorismo-insicurezza”’. ”Ecco allora
– ha proseguito – che l’obiettivo della politica europea appare quello
di limitare il numero degli immigrati, rendendo difficile e quasi
impossibile l’arrivo di quelli regolari, e di eliminare gli
irregolari”. 

      (Adnkronos) – Il presidente del dicastero vaticano ha quindi
ammonito: ”Le misure punitive non bastano, spesso nemmeno scoraggiano
nuove partenze, le rendono solo piu’ pericolose o costose”. E poi ha
aggiunto: ”Ancor piu’ dannoso e’ portare avanti una
strumentalizzazione politica delle migrazioni senza davvero prendere i
provvedimenti necessari, anzi scatenando risentimenti xenofobi nella
popolazione locale e, di conseguenza, anche reazioni violente che
possono trovare addirittura giustificazioni nelle parole di questo o
quel politico, come ‘ci vuole cattiveria con i clandestini”’.

      ”Piuttosto – ha quindi osservato mons. Veglio’ – ci si dovrebbe
chiedere come far incontrare la domanda e l’offerta di manodopera
senza che i lavoratori stranieri debbano sempre passare per la porta
dell’irregolarita”’. La relazione di mons. Veglio’ e’ piena di
domande: ”Quanto si investe nell’integrazione?”; ”che cosa si fa
per le scuole?”; ”e per la collaborazione con i Paesi di
partenza?”.

Il rappresentante del dicastero vaticano
suggerisce una ”visione nel segno della positivita”’, ammonendo:
”Piu’ le misure sono restrittive e piu’ aumenta il numero dei
migranti irregolari e dei trafficanti di manodopera straniera. Cosi’,
anche i confini nazionali piu’ protetti vengono quotidianamente
varcati da persone che fuggono condizioni di vita inaccettabili e che
non si arrestano di fronte a pericoli e ostacoli di ogni genere”.

      In questo contesto, la Chiesa si schiera dalla parte di una
”cultura dell’accoglienza”, intende cioe’ ”affermare – ha detto
mons. Veglio’ – la cultura del rispetto, dell’uguaglianza e della
valorizzazione delle diversita’, capace di vedere i migranti come
portatori di valori e di risorse”. ”Per queste motivazioni – ha
aggiunto ancora – essa invita a rivedere politiche e norme che
compromettono la tutela dei diritti fondamentali, come quello del
ricongiungimento familiare, dell’accesso alla cittadinanza, della
stabilita’ del proprio progetto migratorio. Esprime inoltre un forte
dissenso rispetto alla prassi sempre piu’ restrittiva in merito alla
concessione dello status di rifugiato e al ricorso sempre piu’
frequente alla detenzione e all’espulsione dei migranti”.

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