Citta’ del Vaticano, 13 feb. – (Adnkronos) – Sono proprio i Paesi piu’ ricchi a mettere in atto forme di nazionalismo esasperato e di emarginazione sistematica contro le minoranze e gli immigrati; inoltre la necessaria regolamentazione del fenomeno migratorio non puo’ diventare un modo per negare diritti umani fondamentali e deve comprendere politiche favorevoli all’integrazione e alla lotta contro la xenofobia. E’ quanto ha denunciato mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio dei migranti, nel corso di un intervento pronunciato intervento al Simposio della Fondazione Konrad Adenauer, organizzato in collaborazione con la Comunita’ di Sant’Egidio. L’arcivescovo ha sottolineato come la Convenzione internazionale per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, entrata in vigore il primo luglio 2003, e’ uno strumento che finora si e’ scontrato ”con l’atteggiamento di alcuni Paesi, non pochi, nelle aree maggiormente sviluppate del mondo, che stanno attuando una progressiva politica di chiusura, quando invece le Nazioni piu’ povere danno prova di accoglienza, ad esempio nei confronti dei profughi e dei rifugiati”. Quindi ha rilevato che ”nazionalismo esasperato, connesso all’odio o all’emarginazione sistematica o violenta delle popolazioni minoritarie”, sono le derive che si riscontrano in alcuni Paesi, dove l’immigrazione tende ad essere osteggiata. L’arcivescovo ha chiesto politiche migratorie aperte e non blindate sia pure all’interno di un sistema di regole definito da ogni Paese. Ma tale cornice giuridica, non puo’ diventare un modo per negare il diritto ad emigrare.
La migrazione, ha detto mons. Marchetto, ”porta in se’ un complesso di doveri e di diritti, primo tra i quali il diritto allo spostamento migratorio, contestualmente, pero’, al diritto di ogni Paese a gestire una politica migratoria che corrisponda al bene comune”. Va quindi riaffermato, ha proseguito, che ”il diritto degli Stati alla gestione dell’immigrazione deve, in ogni caso, prevedere misure chiare e fattibili di ingressi regolari nel Paese, vegliare sul mercato del lavoro per ostacolare coloro che sfruttano i lavoratori migranti, mettere in atto misure di integrazione quotidiana, contrastare comportamenti di xenofobia, promuovere quelle forme di convivenza sociale, culturale e religiosa che ogni societa’ plurale pur identica esige”. Cio’ significa, ha osservato il rappresentante del Vaticano, che ”lo Stato deve esercitare il suo dovere-diritto di garantire la legalita’, reprimendo la criminalita’ e la delinquenza e gestendo le persone in situazione irregolare, lo deve sempre fare nel rispetto della dignita’ umana, dei diritti umani e delle convenzioni internazionali”. Il presente e il futuro del fenomeno migratorio saranno migliori, ha sostenuto ancora mons. Marchetto, se gli Stati sapranno gestirlo promuovendo ”un progresso sostenibile effettivo” che non penalizzi economicamente gli immigrati creando sacche di poverta’ che possono causare criminalita’, e ”rinnovando anche la cultura e la scuola”, ovvero il ”livello di umanesimo della societa”’.