(ANSA) – MILANO, 10 GEN – La proposta della Conferenza Episcopale Italiana di sovrapporre lo Jus sanguinis (cioé il diritto a essere italiani perché figli di italiani) allo Jus soli (diritto a esserlo per essere nati su suolo italiano) nel riconoscimento della cittadinanza agli stranieri suscita la perplessità di Alleanza Nazionale che, tramite il suo responsabile del Dipartimento immigrazione, Giampaolo Landi di Chiavenna, propone un anno di servizio civile obbligatorio per gli immigrati al fine di verificare la loro condivisione dei valori occidentali. "Il diritto di cittadinanza – spiega Landi – non può essere trattato sul piano meramente del fattore temporale. Si diventa cittadini italiani se si condivide il senso di appartenenza, non tanto e non solo a una Nazione, ma soprattutto se si fanno propri i valori costituzionali e culturali di cui l’Italia è portatrice nell’alveo delle democrazie liberali". Alla luce di queste considerazioni, la proposta della Cei di far coincidere il vigente Jus sanguinis allo Jus soli non trova d’accordo Landi, che ricopre anche il ruolo di assessore alla Salute nel Comune di Milano. "Mi lascia molto perplesso – aggiunge Landi – perché si estende un elemento che non può essere solo di ordine anagrafico a soggetti di cui dovrebbe essere verificata una più radicata e consapevole appartenenza alla nostra comunità nazionale". Landi di Chiavenna si dice invece d’accordo con le osservazioni del segretario della commissione Cei per le immigrazioni, monsignor Santolini, che riconosce il diritto di cittadinanza al giovane straniero che oltre a essere nato, è stato educato in Italia. Per verificare l’adesione degli stranieri ai valori nazionali, Landi propone quindi "un articolato periodo annuale di servizio civile obbligatorio". (ANSA).
IMMIGRAZIONE: AN PERPLESSA SU PROPOSTA CEI DI CITTADINANZA
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