Roma, 9 marzo 2023 – “Oggi siamo in presenza di un fenomeno emergenziale straordinario e lo scenario è radicalmente diverso rispetto all’anno in cui fu varata la legge” e per questo la Bossi-Fini risulta “datata. E’ arrivato il momento di cambiarla”. A sottolineare l’anzianità di una norma che ormai non rappresenta più la realtà, e le necessità, dei migranti, è priori Gianfranco Fini.
Migranti, Fini: “E’ ora di superare la Bossi-Fini”
La legge Bossi-Fini stabilisce che può entrare in Italia solamente chi ha un contratto di lavoro o un reddito. Nel caso in cui il contratto dovesse venire a meno, o se si dovesse rimanere poi senza reddito, è previsto un margine di tempo per trovare un nuovo impiego. Dopo un tot, però, in mancanza di questi requisiti, si viene espulsi dal Paese. E’ una legge che, a suo tempo, venne pensata per la realtà del momento, ovvero per gestire i flussi dei cosiddetti migranti economici. Oggi, però, la situazione è completamente cambiata. E la strage di Cutro ha rimesso in luce la necessità di modificarla.
“E’ una legge datata, è arrivato il momento di cambiarla. Siamo in presenza di un fenomeno emergenziale straordinario e lo scenario è radicalmente diverso rispetto all’anno in cui fu varata la legge. Da allora il mondo è cambiato, un tempo il punto erano i cosiddetti migranti economici ed erano pochi quelli che chiedevano asilo. Oggi, e lo leggo dalla lettera della von der Leyen, la dimensione dell’immigrazione riguarda tutta l’Europa. E quella parte del mondo che vive in condizioni economiche migliori rispetto a quell’altra grande parte, che vive in condizioni disastrose”, ha infatti dichiarato l’ex leader di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, a Il Giorno.
Secondo Fini, poi, “sono aumentati enormemente i casi in cui il diritto d’asilo è davvero motivato. Ergo non c’è dubbio che non si possa più affrontare questo scenario con una legge datata”. E’ tempo, perciò, di considerare il controllo “doveroso” delle frontiere”, ma anche di fare “tutto quanto è possibile in sede Ue per garantire che coloro che vogliono arrivare, se ne hanno il diritto, lo facciano in sicurezza e siano inseriti nel tessuto europeo, modificando il trattato di Dublino, questione di cui si parla da quando ero ministro io”.
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