CRO:IMMIGRAZIONE
ROMA
(ANSA) – ROMA, 8 OTT – La percezione di insicurezza è giustificata, ma le politiche per l’immigrazione, oltre all’identificazione e al rimpatrio di chi delinque, devono puntare a rendere più facile l’inserimento. E’ quanto sostiene Marzio Barbagli, sociologo dell’Università di Bologna, nel suo studio "Immigrazione e sicurezza in Italia", edito dal Mulino e presentato oggi a Roma. L’immigrazione, secondo Barbagli, è un tema "condizionato da pregiudizi". Lo dimostra il dibattito politico sulle leggi Turco-Napolitano e Bossi-Fini, spesso "presentate come antitetiche, ma che in realtà hanno entrambe avuto un effetto, anche se inferiore agli obiettivi, sui rimpatri", afferma Barbagli. Su 90-100 mila persone l’anno identificate per il rimpatrio, prima della Turco-Napolitano del ’98 ne venivano effettivamente espulse il 10-15%, quota che dopo la Bossi-Fini ha raggiunto il 50%, ma poi ha ricominciato a scendere. ”Non si può pensare di rimpatriare tutti gli irregolari – spiega Barbagli – anche perché gran parte dei cosiddetti ‘clandestini’ sono tali per le lacune del nostro sistema: le badanti, di cui c’é grande richiesta, sono spesso costrette a entrare in Italia con visti turistici. Va facilitata la regolarizzazione, e anche l’acquisizione della cittadinanza". Secondo i dati raccolti da Barbagli la quota di reati commessi da immigrati è, in proporzione, molto superiore alla loro presenza sul territorio. Ad esempio, al centro-nord, il 42% degli omicidi sono commessi da immigrati, e a Bologna il 70% delle denunce per spaccio di stupefacenti sono indirizzate a stranieri.(ANSA).
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