Roma, 26 ottobre 2022 – Nel giro di poche ore il titolare dell’Interno Matteo Piantedosi è riuscito a dare motivo di discussione. Presa in mano la questione immigrazione e sbarchi, infatti, ha già firmato la direttiva Piantedosi, che di fatto pone una forte stretta sulle Ong che si occupano di primo soccorso.
Immigrazione, che cos’è la direttiva Piantedosi
Al momento nel canale di Sicilia sono presenti due navi: la Ocean Viking e la Humanity One, con a bordo un totale di 326 migranti. Con la direttiva Piantedosi, però, si definisce la condotta delle due imbarcazioni “non in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale“. Proprio per questo motivo, quindi, si sta valutando di imporre alle due navi il divieto di ingresso nelle acque territoriali.
Nella nota del Viminale, infatti, si legge che Piantedosi “ha emanato, in qualità di Autorità nazionale di pubblica sicurezza, una direttiva ai vertici delle Forze di polizia e Capitaneria di porto perché informino le articolazioni operative che il ministero degli Affari esteri, con note verbali alle ambasciate degli Stati di bandiera (Norvegia e Germania), ha rilevato che le condotte delle navi Ocean Viking e Humanity 1 in navigazione nel Mediterraneo non sono in linea con lo spirito delle norme europee e italianein materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale”.
Inoltre, “le condotte, sulla base dell’articolo 19 della Convenzione internazionale delle Nazioni unite sul diritto del mare, saranno valutate ai fini dell’adozione da parte del titolare del Viminale, in qualità di Autorità nazionale di pubblica sicurezza, del divieto di ingresso nelle acque territoriali“. Stando alle spiegazioni fornite, le motivazioni che hanno portato il ministro dell’Interno a definire la condotta delle due ong “non in linea con lo spirito delle norme” sono legate al fatto che le operazioni di soccorso delle due navi umanitarie sono state svolte “in piena autonomia. E in modo sistematico senza ricevere indicazioni dall’Autorità statale responsabile di quell’area Sar, Libia e Malta, che è stata informata solo a operazioni avvenute”. Lo stesso vale per l’Italia, informata “solo a operazioni effettuate”.
“Le navi ong non entrino nelle acque territoriali”
Il ministro Piantedosi, perciò, potrebbe adottare il divieto di ingresso nelle acque italiane sulla base dell’articolo 19 della Convenzione Onu sul diritto del mare. Articolo citato nella direttiva. Il documento infatti stabilisce che “le navi di tutti gli Stati, costieri o privi di litorale, godono del diritto di passaggio inoffensivo attraverso il mare territoriale”. E il passaggio è inoffensivo “fintanto che non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero”. Queste ultime si verificano nel caso in cui la nave fosse impegnata in alcune attività. Per esempio “il carico o lo scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero“. Per gli stessi motivi il Viminale potrebbe quindi valutare il divieto di ingresso nelle acque territoriali.
Ancora, però, le Ong non hanno “ricevuto alcuna diretta comunicazione dalle autorità italiane. Come organizzazione di ricerca e soccorso seguiamo la legge internazionale del mare, salvando persone in difficoltà”, ha dichiarato all’Ansa Sos Humanity, la ong tedesca che gestisce la nave Humanity One. Al momento si trova in acque ad est di Malta e ha a bordo 180 persone soccorse. Non si esclude, però, che qualche indicazione possa arrivare presto.
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