(ANSA) – ROMA, 26 APR – Il ddl Ferrero che riporta sotto i riflettori la vicenda del voto agli immigrati, segna un’inversione di tendenza rispetto al passato e piace ai Comuni che da tempo portano avanti la battaglia: attraverso modifiche agli statuti e ordini del giorno Genova, Torino, Bologna, Ancona, Reggio Calabria, la provincia di Pisa e la regione Toscana, avevano approvato provvedimenti per riconoscere il diritto di voto, alle circoscrizionali, agli immigrati in regola: norme annullate dal governo precedente, e respinte dal Consiglio di Stato. Roma, nel dicembre dello scorso anno, ha portato al voto 155mila stranieri per eleggere 19 consiglieri aggiunti in Campidoglio e nei municipi. Ora il fronte dei Comuni, dopo il primo risultato ottenuto con il Codice delle autonomie, porta a casa un risultato significativo che premia, come ha detto Fabio Sturani, vice presidente dell’Associazione dei Comuni e responsabile Immigrazione, un lungo impegno. "L’Anci – dice – approva la legge delega sull’immigrazione e considera molto positivo il riconoscimento del diritto di voto amministrativo visto come strumento di integrazione". Una volta concluso l’iter, il provvedimento del governo, se non subirà modifiche, stabilirà che ciascun extracomunitario in possesso da cinque anni di un regolare permesso di soggiorno potrà votare alle elezioni amministrative. E mentre l’opposizione già grida – come in passato – allo scandalo, giungendo a parlare di incostituzionalità, l’appoggio degli enti locali arriva immediato. "Ho ricevuto il testo definitivo questa mattina – aggiunge Sturani – e in particolare sul voto non possiamo che essere soddisfatti". Un primo passo in avanti era stato compiuto dall’attuale governo con il Codice delle Autonomie che stabilisce le funzioni dei Comuni, tra queste anche la libertà (art.2, comma 4, lettera A) di riconoscere o meno l’elettorato attivo e passivo ai cittadini extracomunitari con regolare permesso di soggiorno per le elezioni circoscrizionali. Il ddl Ferrero va oltre: perché sancisce per legge le regole e perché estende il diritto di voto oltre le circoscrizionali. In sintonia con la linea del proprio partito, Giancarlo Gentilini, ex sindaco-sceriffo di Treviso (e ora vice sindaco leghista) critica il provvedimento perché riconoscendo il voto agli immigrati "innesca il meccanismo dello tsunami con l’occupazione multietnica del territorio italiano. Sono nettamente contrario – ha proseguito Gentilini – a meno che non siano cittadini italiani". Per Gentilini il diritto di elettorato attivo e passivo alle amministrative "é una follia delle leggi comunitarie che si basano su tecnocrati e non sulla realtà dei singoli popoli che fanno parte della comunità europea". Più cauta la giunta milanese alle prese di recente con i disordini degli extracomunitari di Chinatown; non conoscono ancora il testo e, in attesa dei decreti attuativi, preferiscono un no comment. (ANSA). 2007-04-26 18:58
(26 aprile 2007)