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IMMIGRAZIONE: GIOVANARDI, REATO NON E’ IN PROGRAMMA GOVERNO

(ANSA) – ROMA, 3 GIU – L’introduzione del reato di immigrazione clandestina "non era e non è nel programma di governo" e su questo anche Umberto Bossi era d’accordo. Lo ricorda Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza con delega alla famiglia. "Quando a suo tempo con Bossi esaminammo la situazione – ricorda Giovanardi – concordammo sul fatto che l’introduzione del reato di ingresso clandestino renderebbe molto più difficile risolvere il problema della clandestinità. Anziché il respingimento immediato o l’espulsione, si metterebbe in moto un circuito penale con tutto quello che significa. Non solo, per tutti e tre i gradi del processo i clandestini resterebbero in Italia, e solo alla fine verrebbero espulsi esattamente come oggi si fa più celermente in via amministrativa". "Che poi – osserva il sottosegretario – sia difficile già oggi operare le espulsioni, significa che occorre lavorare, per esempio sui Centri di permanenza temporanea. Ma l’introduzione di questo reato non va nella direzione di rendere più facile questo lavoro bensì di complicarlo e di renderlo ingestibile". "Non per nulla – ricorda Giovanardi – questo dibattito lo facemmo al tempo della legge Bossi-Fini e il reato non fu introdotto allora. E non per nulla l’apertura della procedura penale per le espulsioni era quello che voleva Rifondazione comunista, ai tempi del pacchetto Amato. Poiché però – aggiunge ottimista Giovanardi – di questo si discuterà alla Camera e al Senato, sono sicuro che prevarrà buon senso". "Fermo restando – conclude Giovanardi – trovare una soluzione per le badanti. Parliamo di decine di migliaia di famiglie che rimarrebbero senza assistenza. Dobbiamo fare come con la Bossi-Fini: allora regolarizzammo rapporti di lavoro in essere". (ANSA).
IA/ S0A QBXB

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