Roma, 4 ottobre 2022 – Che cosa significa essere un minore non accompagnato in Italia? Quanti giovani arrivano, e quanti sono già presenti sul nostro territorio? Perchè l’immigrazione sta cambiando e si sta abbassando sempre di più l’età media dei migranti? Le domande a cui dare una risposta quando si parla di minori non accompagnati sono tante, e spesso spiegano anche il dramma che questi ragazzi sono costretti a vivere non solo durante il loro viaggio, ma anche una volta toccata la terra ferma.
Immigrazione, il dramma dei minori non accompagnati
Secondo la legge, la presa in carico dei minori non accompagnati spetta ai Comuni. Nei fatti, però, il sistema in questo momento sta andando in tilt. E questo accade perché la legge che regola il tema, la 47 del 2017, viene applicata solo in parte e soprattutto in modo disomogeneo. Parlando di numeri, i giovani migranti sul nostro territorio, secondo i dati aggiornati al 31 luglio, dovrebbero essere più di 16 mila. A gennaio erano 11.500. A incrementare la cifra c’è sicuramente la ripresa degli sbarchi, aggiunta ai flussi arrivati dall’Ucraina dallo scoppio della guerra. In Italia, quindi, la loro protezione teoricamente è garantita, ma mal attuata.
La maggior parte dei minori si concentra nelle grandi città, là dove si combatte contro la cronica insufficienza di posti Sai, di progetti educativi, di gap temporali tra la richiesta e l’assegnazione dei tutor legali. Tutto questo fa crescere il rischio, per i giovani migranti vittime dell’immigrazione illegale, di trovarsi letteralmente per strada, senza una guida. Senza una speranza. Il che, a sua volta, apre le porte della criminalità. “Siamo schiacciati su un approccio all’immigrazione emergenziale, il rischio che si accendano micce è fisiologico”, ha raccontato a L’Espresso Lamberto Bertolè, assessore al Welfare del Comune di Milano. In città, infatti, i presenti sono 1.200 a fronte dei 400 posti Sai. Lo stesso succede a Genova, dove ci sono oltre 400 minori.
Cosa significa essere minori non accompagnati in Italia
Al momento la maggior parte dei minori non accompagnati proviene dall’Ucraina: 5.577 al 31 luglio. Seguono poi gli egiziani (2.842), i tunisini (1.382) e gli albanesi (1.327). E la Sicilia è la regione che, insieme alla Lombardia, ne ospita di più: 3.045 e 2.875. “Una sproporzione rispetto alla reale capacità di un territorio che rende impossibile una presa in carico adeguata”, ha spiegato Pippo Costella, direttore di Defence for children international, associazione che ha realizzato il secondo rapporto nazionale sull’applicazione della legge 47 del 2017.
“La mia priorità è non lasciare fuori nessuno, il carico sulle spalle del Comune è alto: e non è solo un tema economico. La quota di rimborso agli enti è aumentata: dai 45 euro per migrante al giorno siamo passati, in estate, a 60. Ma il punto è che la concentrazione nelle grandi città impedisce di seguire con qualità le persone. Ogni regione dovrebbe distribuire meglio gli arrivi su tutto il territorio”, ha aggiunto poi Bertolè. “Vorrebbero lavorare, hanno fretta di mandare soldi alle loro famiglie che si sono indebitate per farli partire. Ma si scontrano con tempi infiniti: ospitiamo ragazzi che dovrebbero restare due mesi e sono qui da febbraio perché le seconde accoglienze sono sature”, ha commentato poi Chiara Cavallante, responsabile della comunità Terra di Genova. “Sono fragili dal punto di vista psichico, portano i segni di percosse, è necessario il supporto della sanità. E nel lungo periodo, comunità educative più idonee”, ha dichiarato inoltre Enrico Costa, presidente del Censis.
Tra l’altro, oltre a tutto questo problema di sistemazione, se ne aggiunge un altro: il 43% ha 17 anni, e la vicinanza alla maggiore età complica le cose. Proprio per questo motivo è necessario lavorare prima sull’autonomia lavorativa e sulla sufficienza di questi giovani: per evitare che compiuti i 18 anni si perdano, da soli, nel buio delle strade della criminalità.
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