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IMMIGRAZIONE:DENUNCE FIGLI A TREVISO;PROCURA,NON E’ FENOMENO

(ANSA) – TREVISO, 31 MAR – "Non parliamo di scontro di civiltà, quanto si osserva è del tutto simile ai conflitti generazionali tra genitori e figli in tutte le parti del mondo". E’ l’appello di Gianni Rasera, presidente dell’associazione "I Care" e a lungo leader del coordinamento "Fratelli d’Italia" per l’integrazione degli immigrati a Treviso, in relazione alle notizie riguardanti alcuni casi in provincia di denunce da parte di figli di stranieri, dovute alla resistenza di questi ultimi all’accoglimento di stili di vita più occidentali. Anche il procuratore capo di Treviso, Antonio Fojadelli, tende oggi a minimizzare l’accaduto. "I casi sono troppo pochi per poter parlare di un fenomeno – dice Fojadelli – e comunque non sono diversi da quelli che si verificano in altre parti d’Italia". Il Procuratore smentisce categoricamente che vi possano essere nell’immediato iniziative giudiziarie nei confronti delle famiglie che avrebbero costretto i figli a seguire i dettami dell’Islam. "Siamo soltanto a livello di segnalazioni, denunce o querele – precisa – ma nulla di più". Rasera da parte sua si dice perplesso "della generalizzazione che si sta facendo di un fenomeno come questo, quando si tratta di casi eventualmente minoritari e inseribili in disagi familiari patiti da minorenni, non dissimili, ad esempio, da quelli che esistono in famiglie di genitori separati". "Rafforziamo le funzioni di mediatori culturali, moltiplichiamo le iniziative che puntano a favorire l’integrazione – è l’invito di Rasera – ma non agitiamo ancora lo spettro del conflitto tra civiltà anche perché, davvero, certe volte si recrimina per gesti che, fino a pochi anni fa, sarebbero stati classificati come semplici e sani scapaccioni".(ANSA). 2007-03-31 11:04

(31 marzo 2007)

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