Roma – 3 giugno 2013 – “Sportello Amico?” Chiedetelo G.M., 55 anni, leccese residente a Bergamo e impiegato nell’ufficio postale di via Malj Tabajani, dove si può chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno. E dove ha intascato illecitamente, proprio grazie a quelle pratiche, 13.380 euro.
Lo ha fatto nel modo più semplice del mondo. Prendendo i trenta euro pagati da ogni immigrato per la pratica, rilasciando regolare ricevuta, ma mettendo i soldi nel suo portafogli anzichè nelle casse di Poste Italiane. Un giochetto che, conviene dirlo, non ha nuociuto agli utenti, che hanno visto comunque andare avanti le loro domande, ma ha creato un ammanco nei conti della filiale.
La direttrice si è insospettita, ha fatto un po’ di conti, e si è resa conto che mancavano all’appello proprio i 30 euro di 446 assicurate per i permessi di soggiorno. I buchi riguardavano un periodo, da marzo a settembre 2010, durante il quale dietro lo Sportello Amico c’era proprio G.M. Quindi ne ha chiesto conto all’impiegato che, messo alle strette, ha confessato.
Qualche giorno fa G.M. è stato giudicato colpevole di peculato e condannato a un anno di reclusione con la sospensione della condizionale. Intanto ha restituito i soldi, in parte in contanti in parte detratti dalla sua liquidazione. Perché ha perso il posto di lavoro e non potrà più sedersi dietro uno Sportello Amico.