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Imprese. È crisi, ma gli immigrati resistono

Unioncamere: in attivo il bilancio degli ultimi tre mesi, 2.363 imprenditori extracomunitari in più

Roma – 15 giugno 2009 – Continua anche a dispetto della crisi, che però ne attenua il dinamismo, l’espansione dell’imprenditoria immigrata in Italia. Secondo Movimprese – la rilevazione trimestrale condotta per conto di Unioncamere da InfoCamere, la società consortile di informatica delle Camere di Commercio italiane – nei primi tre mesi del 2009 sono stati poco meno di 10mila (per l’esattezza 9.975) gli immigrati che hanno aperto un’impresa individuale iscrivendo i loro nomi nei registri camerali, mentre altri 7.612 hanno chiesto di cancellarlo.

Il bilancio demografico del trimestre chiude dunque in attivo per gli imprenditori immigrati che aumentano di 2.363 unità (pari ad un tasso di crescita dello 0,98% a fronte del -0,99% fatto registrare dal complesso delle imprese individuali), portando a fine marzo il numero delle imprese individuali con un titolare nato in un paese non appartenente all’Unione Europea al valore di 242.969 unità, il 7,2% di tutte le imprese individuali italiane (3.396.224).

”La crisi non fa sconti a nessuno e anche la componente più dinamica dei nuovi imprenditori, quelli immigrati, risente delle difficoltà di questo momento – ha commentato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello -. È però significativo che tanti cittadini immigrati, spesso dopo anni di lavoro dipendente, sentano di poter costruire un futuro nel nostro Paese attraverso l’impresa. Il contributo di questi piccoli imprenditori è prezioso in termini di valore aggiunto, ormai vicino al 10% del Pil, di competenze ma soprattutto di promozione sociale delle persone”.

“Fare impresa – ha aggiunto Dardanello – significa accettare di avere responsabilità verso il mercato e rispettare le sue regole, ma per un cittadino immigrato, guadagnare il ruolo di imprenditore significa accreditarsi presso i propri connazionali e verso la comunità italiana in cui vive e opera. È un canale che va incoraggiato dalle istituzioni perché rappresenta una leva fortissima per far crescere l’autostima dei cittadini immigrati e la loro positiva integrazione nel territorio”.

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