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Impronte bimbi rom: coro di no

Preoccupati anche Unicef e Garante per la Privacy. Maroni insiste: "Andremo fino in fondo" Roma – 27 giugno 2008  – "Andremo fino in fondo perché questa è la strada giusta per garantire i diritti dei minori". il ministro dell’Interno non arretra di un passo sulla decisione di prendere le impronte digitali anche ai nomadi minorenni ma la sua proposta ha scatenato un coro di no, non solo dagli esponenti dell’ opposizione.

Dopo la bocciatura di Amos Luzzatto, ex presidente dell’ Unione delle Comunità israelitiche in Italia, che la ritiene una "schedatura etnica", di "stupore e grave preoccupazione" parla l’ Unicef mentre il Garante della Privacy rileva che le modalità "potrebbero coinvolgere delicati problemi di discriminazione". Il Pdl replica difendendo gli obiettivi dell’ iniziativa e bollando le critiche come "una cagnara indegna".

Maroni insiste di voler andare avanti rifiutando l’ idea "che un paese civile possa accettare di vedere minori che vivono dividendo lo spazio con i topi, perché è questo che avviene nei campi nomadi. Tutti coloro che hanno protestato dicano se se la sentono di consentire che oggi in Italia in questi campi i bambini convivano con i topi". Il ministro vuole invece vuole permettere che "i bambini vivano una vita normale, in condizioni decenti, senza essere obbligati all’accattonaggio o a peggio ancora. Per ottenere questo come disse il ministro Bindi nel luglio 2007, occorre identificare tutti i minori, anche prendendo le impronte".

Dal Partito Democratico le bordate arrivano da Marco Minniti ("é una iniziativa che evoca una odiosa discriminazione") e da Anna Finocchiaro: "Cosa succederebbe se alle parole ‘bambini rom’ sostituissimo ‘bambini ebrei’? Credo che il ministro debba riflettere bene prima di fare certi annunci". Per il sindaco di Milano Letizia Moratti, invece, la proposta può essere vista come una opportunità di tutela e potrebbe facilitare il compito delle forze dell’ ordine. Sulla stessa scia, il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, per il quale si critica una "proposta di buon senso" che è "a favore del minore".

Più cauta Alessandra Mussolini: "C’é un’identità di visione con il governo ma ci può essere la possibilità di correggere delle cose che magari sono giuste per gli adulti ma non per i bambini". Stroncano la proposta i Genitori Democratici sottolineando che "ogni schedatura rischia di compromettere il futuro dei minori e qualsiasi prospettiva di integrazione".
Contrario anche il coordinatore del consiglio europeo per le attività e i diritti dei rom, Henry Scicluna: "fare un censimento per sapere quanti bambini vivono nelle città d’Italia è una buona cosa", osserva, ma in nessun paese vengono prese le impronte.

E se l’ eurodeputato di rifondazione comunista/sinistra europea Vittorio Agnoletto invita con una interrogazione la Ue "a prendere posizione contro questa negazione dei diritti fondamentali delle persone", dal fronte opposto Gabriella Carlucci (Pdl), vice presidente della Commissione Infanzia, accusa la sinistra di aver "scatenato una cagnara indegna prima di conoscere il provvedimento". Di "fascismo" e "demagogia razzista" ha parlato, invece, Paolo Ferrero, di Prc.

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