Roma – 22 settembre 2011 – Nel 2010 in Italia oltre 2,5 milioni di lavoratori erano irregolari. La cifra e’ composta da 2.102.200 dipendenti e da 446.400 lavoratori autonomi irregolari. Poiche’ in Italia nel 2010 le persone occupate, sia regolari sia irregolari, ammontano a 24.643.000 unita’, il lavoro irregolare rappresenta il 10,3%.
È quanto emerge dalle tabelle pubblicate ieri dall’Istat sulla misura dell’occupazione non regolare nelle stime di contabilità nazionale, e relative agli anni 1995-2010. L’occupazione, regolare e irregolare, ha subito nel 2010 un calo di 196.000 unita’ rispetto al 2009. Il calo e’ ascrivibile quasi interamente all’occupazione regolare (191.000 occupati in meno) mentre l’occupazione irregolare e’ rimasta stabile.
ll settore con la più alta incidenza di irregolarità è l’agricoltura, dove si stima il 37,4% di sommerso e 372.000 irregolari (in calo comunque rispetto a vent’anni fa quando sfiorava il 48,5%). Ma il comparto nel quale c’e’ il maggior numero di occupati irregolari e’ quello dei servizi con 1.792.000 lavoratori irregolari (il 10,6% del totale del settore), in lieve calo sul 2009 (erano 1.822.900).
Nell’industria il lavoro irregolare si limita al 5,7% e 384.000 persone. Se si considera poi l’industria in senso stretto, escludendo quindi le costruzioni, la percentuale scende al 4,4% ma rappresenta il valore piu’ alto degli ultimi 9 anni.
Tra i servizi restano ad alto rischio di irregolarita’ il commercio (444.500 lavoratori irregolari pari al 7,4% degli addetti del settore), l’intermediazione immobiliare e le altre attivita’ di servizi (oltre un milione i lavoratori irregolari nel 2010) ma soprattutto il lavoro domestico. Per questi non c’e’ il dato aggiornato fino al 2010 ma negli ultimi anni la percentuale di lavoro sommerso ha sempre superato il 50% del totale.