Impossibile scoprire a che punto è la domanda, inserendo i dati esce “utenza non valida”. Il contac center è sempre occupato
ROMA – Non bastavano i mesi di attesa senza permesso di soggiorno. Ora chi ha chiesto il rinnovo all’ufficio postale non può nemmeno sapere a che punto è la sua domanda.
Il Portale immigrazione, l’unico strumento accessibile al pubblico per monitorare l’iter delle domande, è andato in tilt. Lo si scopre collegandosi all’area riservata ai cittadini stranieri, dove si devono inserire nome utente e password stampati sulla ricevuta della domanda: anche digitando la complicata serie di cifre con la massima attenzione si ottiene sempre la stessa risposta, “Utenza non valida”.
Non che di solito dal Portale arrivino buone notizie (9 volte su 10 il rinnovo è fermo tra Poste e Questura), ma perdere anche la magrissima consolazione di constatare che la domanda esiste ancora è un colpo di grazia.
Chi scopre che ha un’”utenza non valida” potrebbe inoltre credere che il problema sia solo suo, legato a un’irregolarità della sua domanda. Non è così, a giudicare dalle tante segnalazioni che arrivano in redazione da tutta d’Italia via e-mail o tramite la nostra infoline. Non va meglio per i patronati: “Anche noi da due giorni non riusciamo ad entrare” conferma da Bologna Roberto Morgantini del centro lavoratori stranieri Cgil.
I tentativi di parlare col numero verde 848.855.888, che dovrebbe informare sullo stato di avanzamento delle domande chi non ha grande dimestichezza con internet, vanno a vuoto: “i nostri operatori sono tutti impegnati”, risponde in automatico, tanto che Paolo A. un lettore casertano, ci scherza su: “macché contact center, questo è un fantomatic center…”. Delle due l’una: o gli operatori sono subissati dalle telefonate degli utenti allarmati o anche il contact center è fuori servizio.
Di sicuro al Ministero dell’Interno stanno lavorando per riportare le cose a posto, ma intanto già sarebbe qualcosa pubblicare due righe sul Portale Immigrazione: “Per problemi tecnici il servizio è sospeso”, poche parole, tanto familiari e per questo (poveri noi) tranquillizzanti.
(28 settembre 2007)
Elvio Pasca