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In un anno 178 mila nuovi italiani, immigrati oltre quota 5 milioni

Le anticipazioni del Dossier Statistico Immigrazione 2016. “Valorizzare al meglio le nuove presenze e realizzare un’accoglienza più diffusa per i nuovi arrivati”

 

 

Roma – 8 settembre 2016 – Nel 2015 è apparentemente stazionario il livello della presenza straniera in Italia: 5.026.153 residenti, solo 12mila in più rispetto all’anno precedente, ma non è mancata una notevole movimentazione. 250 mila stranieri sono stati infatti registrati in anagrafe in provenienza dall’estero, mentre 178mila residenti sono diventati cittadini italiani, poco più di 6mila sono morti e a molti disoccupati di lungo periodo non è stato rinnovato il permesso di soggiorno.

Sono alcuni dei dati raccolti dal Dossier Statistico Immigrazion 2016, che verrà presentato il prossimo 27 ottobre. Oggi ne è stata anticipata l’introduzione, scritta dal presidente del Cent5o Studi e Ricerche IDOS Ugo Melchionda e dal direttore della rivista Confronti Claudio Paravati. 

Tra i temi affrontati, anche quello degli sbarchi, che lo scorso anno hanno portato in Italia 153.842 persone, tra richiedenti asilo e migranti economici, accentuando tra gli italiani lla “sindrome dell’invasione”. Eppure quegli ingressi, che non si trasformeranno in soggiorni stabili, sono comunque inferiori a quelli che secondo le previsioni dell’Istat servirebbero per compensare il calo demografico.

“L’Istat ha ipotizzato, a partire dal 2011, un livello iniziale di migrazioni nette con l’estero superiore alle 300mila unità annue (livello superiore agli ingressi attuali), per discendere sotto le 250mila unità annue dopo il 2020, pervenendo ad un livello di 175mila unità annue nel 2065. Quindi, si sta verificando quanto per l’Italia è stato ritenuto funzionale da un punto di vista demografico” scrivono Melchionda e Paravati.

Nell’introduzione si sottolinea la necessità di valorizzare al meglio le nuove presenze a livello formativo, occupazionale e sociale, impegno quanto mai funzionale alla fase di ripresa dell’economia. Fin da ora, però, sembra possibile realizzare un’accoglienza sul territorio più diffusa dei nuovi arrivati, attraverso un coinvolgimento strutturale anche delle famiglie, devolvendo loro parte dei fondi destinati per l’accoglienza e favorendo un più fruttuoso e molteplice processo di inte(g)razione sociale.

 

 

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